di Alberto Zei
La Ferrari vista da dentro – Arrivati a fine del campionato, è’ molto inverosimile che la incapacità delle risorse umane, assunte dalla precedente leadership e che ha relegato “la Rossa” da qualche anno, alle posizioni di risultato di cui tutti siamo prendendo atto, possa essere superata soltanto dalle nuove assunzioni di vertice pur nei vari campi tecnologici, operate da Marchionne. Non
sono infatti, soltanto i cardini essenziali del sistema Ferrari che non hanno retto all’urto delle innovazioni tecnologiche e operative che gli altri team hanno apportato alle proprie autovetture. Avere un vantaggio come quello in cui si trovava la Ferrari ai tempi di Schumacher e vivere con una sorta di rendita di posizione tecnologica, senza adeguarsi a tutti i livelli a ciò che invece stava rapidamente cambiando, approda proprio a questo risultato.
Certamente anche in Ferrari sono state effettuate delle sostituzioni di personale leader;
ma ciò evidentemente non è bastato. Visti i risultati è più facile che i cambi siano stati fatti dagli altri team con personale Ferrari, tanto che i subentri nel team di Maranello, hanno condotto proprio a questa conclusione.
Il confronto – Non solo, ma ciò è avvenuto a fronte della comparazione tecnologica con altre marche anche di nuova formazione, dotate di molte meno risorse economiche della Ferrari. Non è infatti, questione di disponibilità finanziarie, perdere un campionato del mondo come avvenuto ad Alonso nel 2010 per averlo richiamato ai box e successivamente imbottigliato nel traffico dietro un pilota di retroguardia, ma dal quale non è stato più capace di svincolarsi. Un evento del genere è molto peggiore di perdere al calcio il campionato del mondo per un rigore dopo i tempi supplementari. In quest’ultimo caso infatti lo sbaglio è possibile, nel primo invece, non è neppure concepibile.
Sono i risultati che contano – Dovrebbe essere l’esperienza vincente, ovvero il curriculum ottenuto professionalmente da risultati vincenti, il parametro con il quale assumere il personale per un così alto livello di prestazioni, di azioni e di realizzazioni tecniche e operative di cui un team come quello Ferrari ha bisogno. Ma così non è stato, almeno a quanto risulta, quando a spiegare alla televisione durante la gara come vanno le cose, quali sono le strategie, che cosa potrebbero fare i piloti, quando vi sarà il cambio della tipologia di gomme, e altro ancora, si presenta chi pur essendo un miracolato per tutti gli incidenti di pista che gli sono capitati fortunatamente senza conseguenze umane, nella sua carriera di pilota, non può certo venire a spiegare ciò che lui stesso non ha dimostrato di comprendere quando gli sarebbe stato utile capire.
Ciò denota che il cambiamento, quantunque con la necessaria gradualità per la stessa sicurezza delle autovetture e dei piloti non è stato eseguito in modo integrale. Ma di tempo ne è passato da quando si attendeva da Marchionne quella trasformazione qualitativa che prima non avveniva.
La scelta delle decisioni – Per competere vittoriosamente, occorrerebbe qualcuno a cui lo stesso Marchionne affidasse questo compito; una persona capace di sfrondare e integrare un team in fabbrica e in pista per ottenere quel salto qualitativo che in questi anni nell’attesa che si verificasse da un momento all’altro, è rimasto soltanto un miraggio. Sembrava, sembrava ….. Ma poi la delusione subentrava al risultato; e così via, dando l’ illusione che il sogno Ferrari fosse lì in ogni gara, a portata di mano, come un simbolico carosello in movimento che girando passa e ripassa davanti con l’ emblema della vittoria ma che tuttavia non si riesce ad afferrare. A poco serve ormai, preso atto dei risultati sullo schieramento di partenza, illudersi che in gara potrebbe avvenire qualcosa di diverso. Ma se qualcosa di diverso avviene, soprattutto se non esclusivamente determinato da sconvolgimenti durante la gara per: problemi alla partenza; pioggia; safety car; guasti accidentali; scivolamenti fuori pista, problematica cambio gomme, e simili contrattempi. È vero che questi fanno parte della gara ma non è su questo che può poggiare il valore della Ferrari.
Ad esempio – Jean Todt poteva essere la persona giusta se fosse rimasto in Ferrari, ma certamente non si può obbligare nessuno a rinunciare ad una più gratificante carriera. Un’altra persona sicuramente vincente, pur vero ostracizzata dalla Formula 1 nel più categorico dei modi, capace però di risolvere i problemi anche con mezzi leciti, sarebbe stata quella di una sorta di riesumazione di Briatore. Ammesso poi che lui stesso, “a tutt’ altre faccende affaccendato“, accettasse ora un incarico di così alta difficoltà.È vero che vi sono dei problemi di opportunità, anche internazionali, da non trascurare per un’ipotesi di questo genere; ma a prescindere dalla possibilità pragmatica che ciò possa avvenire, si vuole qui solo indicare una persona che malgrado tutto, sarebbe stata all’ altezza di cambiare le cose, portando la Ferrari alla sua naturale posizione nello schieramento di partenza.
Si è trattato solo di una esemplificazione, ma non mancheranno certo a Marchionne le risorse finanziarie né la capacità manageriale di comprendere e ottenere ciò che serve alla Ferrari per far avverare forse già dal prossimo anno, il “Sogno purpureo” degli italiani.