Al teatro “Petrolini” a Testaccio, Enzo Ardone, attore caratterista già noto al pubblico ( per la regìa, tra l’altro, di “L’ultimo volo” , di Gianni Clementi, toccante pièce sul dramma dei “desaparecidos” argentini nella dittatura dei generali anni ’70-’80), ha messo ultimamente in scena “Ben Hur”, sempre di Gianni Clementi. Testo satirico che racconta una storia tipica della Roma odierna, città da sempre cosmopolita, vero e proprio crocevia di scambi economici, intercuturali, interreligiosi:e tuttavia capace di gesti di grande accoglienza come, all’opposto, di ottuso razzismo. Questa pièce di Clementi, senza cadere nè nel buonismo ipocrita e controproducente, nè, all’opposto, nella xenofobia piu’ ottusa, focalizza acutamente la diffidenza naturale che in tanti, spesso, proviamo nei confronti dell’immigrato extracomunitario: e che, però, non deve mai impedirci di saper guardare anzitutto all’uomo in questione, a quell’irripetibile, unico serbatoio di capacità – e anche di difetti – che esiste in ogni individuo.
Sergio ( lo stesso Enzo Ardone), separato con figli, è uno stuntman infortunatosi durante le riprese di “Salvate il soldato Ryan”, e che si guadagna la giornata facendo il centurione al Colosseo, a beneficio dei turisti: nella Roma di oggi, stretta fra crisi economica, lacune cittadine di vecchia data e “stabile instabilità”, venata di gravi preoccupazioni per il futuro. Convive con la sorella Maria ( Monica Biagini), abbrutita e rassegnata, che lavora in una chat erotica. Entrambi separati, vivono un’ esistenza grigia e triste: che cambierà, però, con l’arrivo di Milan, bielorusso clandestino in cerca di fortuna (Sandro Calabrese, perfetto nella parte, tanto da farsi effettivamente scambiare per immigrato dall’ Est) . Milan è accolto inizialmente con diffidenza e pregiudizio, ma in breve tempo riesce con la sua simpatia, onestà e operosità a farsi apprezzare. Sia risollevando le condizioni economiche di Sergio e Maria, sia con la sua tenerezza, che colpisce la donna: la quale s’ addolcisce e ricomincia a vivere la sua emotività e femminilità, ormai dimenticate ( salvo scoprire, poi, che il bel giovane bielorusso ha moglie e figli a Minsk…).
Due mondi diversi: che si incontrano e possono vivere di solidarietà, ma anche di paura per ciò che non si conosce, facendo prevalere l’istinto di sopravvivenza a scapito del più debole.Lo vedremo alla fine, quando Sergio non esiterà a scaricare immediatamente Milan, cacciatosi nei pasticci. Si ride, con risate anche amare, specchio del nostro difficile tempo.
Fabrizio Federici