Dopo aver vinto il Nastro d’argento con Perfetti sconosciuti, insieme al resto del cast, Edoardo Leo torna a vestire i panni di attore-regista con Che vuoi che sia, commedia generazionale che lo vede interpretare il ruolo di protagonista, accompagnato da Anna Foglietta, andando così a ricostituire una coppia cinematografica già rodata. I due attori romani interpretano una giovane coppia pronta a tutto pur di riuscire a mettere su famiglia. Maestra precaria lei, ingegnere informatico in cerca della grande svolta lavorativa lui, si rendono conto di non potere neanche prendere in considerazione l’idea di fare un figlio senza una qualche certezza economica. Se a questi ingredienti di base si aggiunge qualche bicchiere di troppo buttato giù per dimenticare le frustrazioni quotidiane, un video postato su internet come scommessa e provocazione e la conseguente promessa di soldi, tanti soldi, in cambio della vendita della propria intimità, ecco che il cocktail imbastito da Edoardo Leo è servito. Come ombrellino, a completare il tutto, l’esilarante interpretazione di un Rocco Papaleo che riesce sempre a fare la parte del leone anche nei ruoli non di primissimo piano, un leone che con le sue battute e la sua caustica ironia non passa mai inosservato.
In questo film ci sono tutti gli elementi per aggiungere un nuovo tassello alla “nuova commedia italiana” che sempre più sta prendendo piede, con ottimi risultati di botteghino e di critica, ma forse qui il passo compiuto non è stato completo. Le idee ci sono, sono tante e sono buone ma a questo film manca quel mordente che, sempre rimanendo sui prodotti diretti da Edoardo Leo, c’era per esempio in Noi e la Giulia, film del 2015. In Che vuoi che sia si parla di nuove tecnologie, di start-up, delle infinite possibilità offerte dal web, ma vengono trattati anche temi più tradizionali che si incrociano con tematiche sociali, come per esempio quella della famiglia e della difficoltà che ad oggi si possono incontrare nel volerne metterne su una propria. Anche il conflitto generazionale è messo sotto i riflettori con sagacia e sottile ironia, coloro che già sono diventati genitori a loro tempo affrontando tutte le difficoltà
del caso, non riescono a concepire che la strada “più facile” intravista dai giovani possa anche solo essere presa in considerazione. Nell’epoca dei social e della tecnologia, le nuove generazioni sono abituate a mettere tutto a nudo, a svelarsi in pubblico, a volte anche fin troppo, pur di raggiungere i loro scopi. Ma fino a che punto saranno in grado di spingersi?
Questa commedia è una delle più attuali uscite quest’anno in Italia, e aveva davvero le basi per diventare un prodotto in grado di segnare un altro passo verso la “rinascita” di questo genere cinematografico. Cosa è mancato allora? Probabilmente l’aspetto negativo più evidente è stata un’eccessiva decompressione della storia che avrebbe potuto rendere di più se più breve, in grado di rilasciare una maggiore energia. Infatti, in alcuni punti in particolare, sembra che si sia allungato il brodo solamente per raggiungere il target minimo di durata per un lungometraggio perdendo in questo modo, o meglio diluendo, la forza con la quale colpire lo spettatore. Questo a fronte di un cast che ha saputo reggere benissimo la storia, rendendola reale, concreta, in grado di parlare di un tema sentito dai più con una bella dose di ironia. Il risultato è un film che, pur avendo le potenzialità per essere qualcosa di grande, è probabilmente destinato a galleggiare nel mare di commedie che ogni anno vengono sfornate in Italia. Un’occasione persa, ma dalle cui basi ripartire per continuare il percorso che già da diversi anni è stato tracciato per questo tipo di cinema in Italia.
Andrea Ardone