«Non possiamo permetterci di perdere 1666 posti di lavoro, è l’unico vero dramma». Queste le parole di Claudio Lozzi segretario Dc della capitale e del Lazio, che aggiunge «adesso occorre pensare a una «mega-cooperativa» di dipendenti di Almaviva, che volontariamente vogliano prendere in mano le redini del proprio destino». Se l’azienda perdesse l’appalto pubblico, non è detto che i dipendenti non possano continuare a svolgerlo autonomamente. A breve, assicura Lozzi «presenteremo una proposta di legge, attenta a salvaguardare le famiglie.»
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Disegno di legge al fine di non permettere la delocalizzazione delle imprese Italiane con contraente lo Stato Italiano. (disegno di legge Almaviva)
Art.1 La gara pubblica prevede un’offerta, tale offerta deve risultare la più vantaggiosa anche in ragione delle condizioni di lavoro dei dipendenti assunti o assumendo considerata la legge italiana in vigore, anche in relazione alla ubicazione delle opere infrastrutturali, le quali necessariamente devono insistere all’ interno del territorio Italiano.
Art.2 L’impresa che a qualsiasi titolo tenta la delocalizzazione, decade da vincitrice dell’appalto.
Art. 3 In caso di delocalizzazione, e quindi di recesso forzato dell’impresa vincitrice in forza dell’ articolo 2 della presente legge, i dipendenti, oggetto di contratto di lavoro, i quali titolari di prelazione, possono intervenire volontariamente costituendo una cooperativa ad hoc, qualora non sussistesse tale volontà si seguirà l’ordine delle offerte al momento della gara.