Presso l’ambasciata di Grecia, in via Saverio Mercadante, ai Parioli, col saluto dell’ambasciatore in Italia, Themistoklis Demiris, è stato presentato il saggio di Emanuel Ghikas, studioso laureato in legge presso le Università di Roma e Atene, membro onorario a vita della Società Archeologica di Atene, “Akhenaton e la nascita del monoteismo” ( Aracne editrice, 2016, €. 20,00). Saggio storico-critico centrato appunto sulla figura di Amenofi IV-Akhenaton: il faraone egizio della XVIII dinastia, regnato dal 1350 al 1335 a.C. circa, che fu protagonista della celebre, quanto sfortunata, riforma religiosa monoteistica, che al vasto pantheon degli dei egizi cercò di sostituire, in un’ottica incredibilmente moderna per l’ epoca, il culto del solo dio Aton, identificato con il Sole. Nel saggio, Ghikas non solo ricostruisce la vita e la politica di questo faraone “eretico”, uno dei primi grandi riformatori della storia, consapevoli che il loro programma urtava forti interessi consolidati ( dai Gracchi a Nerone, da Pietro il Grande a Gorbaciov). Ma si sofferma sulla genesi teologica del monoteismo di Akhenaton: nella consapevolezza – ha ribadito Paola Buzi, docente di Egittologia e civiltà copta alla facoltà di Lettere della “Sapienza” – che “monoteismo, al di là del piano strettamente teologico, significa anche una concezione che alla storia assegna un fine ( e non solo una fine: ma non nel senso caro a Francis Fukuyama, N.d.R.) ben determinato” ( come poi fortemente ribadito dal monoteismo cristiano).
Nei 15 anni del suo regno, Akhenaton, con la sua riforma, urtò contro la forte opposizione non solo del potente clero egizio ( che vedeva drasticamente ridotti entrate legate alle offerte dei fedeli, contributi vari, e proprietà immobiliari), ma anche degli strati piu’ miseri della popolazione, fortemente legati alle divinità tradizionali ( è il periodo di grave crisi politico-sociale descritto anche dal romanziere Mika Waltari nel celebre “Sinuhe l’egiziano”). Mentre in politica estera, limitò al massimo le campagne militari, iniziando un disimpegno dell’ Egitto dalla Mesopotamia. E nella cultura promosse una riforma anche dell’ arte, in senso realista e naturalista: il cosiddetto stile di Amarna ( dal nome della nuova capitale, Tell-el-Amarna, contrapposta alla storica Tebe), in cui la rappresentazione della figura umana, compresa quella del sovrano e della sua famiglia, perdeva la rituale staticità precedente soggiacendo a canoni fortemente naturalistici, e talvolta addirittura impietosi. Il suo “Inno ad Aton”, infine, nel sincero omaggio al Dio creatore del mondo e animatore della vita in tutte le sue manifestazioni, davvero precorre, da un lato, i testi sacri dell’ebraismo e del cristianesimo: dall’altro, certi brani del “De rerum natura” lucreziano.
“Dumas, grande egittologo francese ( da non confondere col celebre romanziere)”, precisa il prof. Ghikas, “riferisce , tra l’altro, d’un’ iscrizione ( studiata, in seguito, anche da egittologi americani) dedicata a una grande rivelazione che Akhenaton ( un po’ come, in seguito, Maometto) avrebbe avuto all’inizio del suo regno, e che gli avrebbe ispirato la storica riforma monoteistica. Al di là di questo, è innegabile la portata storica, di vera e propria rottura con religione e cultura precedenti, del monoteismo akhenatoniano; mentre è senz’altro plausibile la tesi di Freud (espressa nel suo ultimo libro, “L’uomo Mosè e la religione monoteistica”, scritto tra il 1934 e il 1938) che il monoteismo ebraico di Mosè, in realtà, sia derivato proprio da quello di Akenhaton”.
Dopo l’intervento di Paolo Xella, “docente invitato” alla Pontificia Facoltà Teologica S. Bonaventura “Seraphicum”, Emad F. Abdalla, direttore dell’ Ente del Turismo Egiziano, ha auspicato lo sviluppo d’una sempre maggior collaborazione ( sul piano culturale, economico, logistico) tra Grecia ed Egitto, Paesi da sempre legati da storici vincoli culturali e geopolitici.
Fabrizio Federici