“Quello che mi interessa veramente è la ricerca del gesto istintivo, vibrante, non forzato”. In queste parole Stefano Rippo condensa una delle peculiarità che caratterizzano la sua pittura. Originario di Roma, incontriamo l’artista a Cerveteri, dove risiede dalla fine degli anni Settanta e dove, alla sua professione di imprenditore, affianca ormai da tempo, in modo costante, l’attività di pittore.
Emerge sin dall’immediato l’interesse prioritario che l’artista pone nel momento dell’atto creativo che conduce ad un ininterrotto processo di studio e ricerca. Agli anni 2000 risale il suo primo acquerello, ma già in precedenza il disegno e l’utilizzo dei colori lo occupavano quotidianamente. “Nella mia professione, che ho iniziato a trent’anni, avevo l’esigenza di mostrare al cliente delle idee di arredamento per la casa” spiega Rippo che, prima della diffusione dei moderni programmi di progettazione, inizia a realizzare modelli su carta, in principio a matita e a penna, poi con l’aggiunta dell’acquerello. La svolta avviene con la prima veduta paesaggistica. “Diciassette anni fa, un giovedì, il mio giorno di riposo, con un mio amico pittore, Leandro, siamo andati a Calcata ed abbiamo realizzato un acquerello en plein air”.
Una data importante, che ricorda con precisione perché, da quel giorno, la sua produzione artistica non si è più arrestata. Vedute rurali, borghi, marine divengono i soggetti degli acquerelli di Rippo, la maggior parte dei quali, ancora oggi, realizzati direttamente sul luogo. Accanto agli scorci del territorio, tra le mete predilette che ritrae la Toscana e l’Umbria.
In questo prolifico periodo inizia a frequentare anche corsi di disegno e pittura a Roma, continuando a dedicare ritagli di tempo ad una passione che, si evince, attendeva solo di rivelarsi. Pur non abbandonando mai del tutto la tecnica dell’acquerello – alla quale ancora oggi, periodicamente, si dedica – sperimenta altri utilizzi, dai pastelli all’olio. Frutto di questo lavoro costante sono, tra le altre, le opere dedicate ai nudi femminili. Il pittore si concentra, come egli stesso illustra, sullo studio delle linee, delle masse, delle ombre. Dopo le prime acquisizioni formali, inizia un nuovo percorso espressivo nel quale prende strada accanto all’accuratezza dei segni, il tratto pittorico pulsante.
La femminilità, aggraziata, dirompe dalle figure ritratte sulle tele. Il segno dettato dall’immediatezza espressiva si unisce e si fonde alle forme più classiche. L’artista modula la luce che, propagandosi, rivela con leggerezza corpi e movenze.
Sette anni fa realizza una serie più materica, dove il tratto deciso dei contorni definisce le figure. È nel periodo successivo che l’artista potenzia l’interazione tra le soluzioni cromatiche e gli effetti della luce dando vita a composizioni in cui, su sfondi prevalentemente scuri, le linee progressivamente si dissolvono. Il “gesto istintivo e vibrante” si palesa in queste immagini di donne eleganti e sensuali, a volte enigmatiche e decise che abitano uno spazio senza tempo. Un cenno, una movenza, un dettaglio cromatico inserito con maestria nella composizione focalizza l’attenzione per poi restituirla all’interezza dell’opera.
“Attualmente sto lavorando sui visi femminili –aggiunge Rippo- Mi soffermo molto sui particolari per poi proseguire con la parte istintiva”. Accanto alle figure di donna, diversi i soggetti che l’artista ha ritratto durante il suo percorso, tutti eseguiti utilizzando tecniche sempre diverse. “Quello che sicuramente non amo è la ripetitività” evidenzia, sottolineando come dall’inquietudine insita nell’animo dell’artista derivi quell’approdo a modalità espressive sempre nuove dalle quali, incessantemente, il pittore rinnova le sue elaborazioni creative.