L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo, le quattro province dell’Abruzzo sfilano e manifestano per le modifiche al Decreto Sisma e al riconoscimento di una specificità teramana. Presidenti, sindaci, consiglieri, cittadini e associazioni abruzzesi sono arrivati a Roma durante le prime ore della mattina, e verso le 12.00, hanno portato in tono pacifico la loro protesta nelle strade della capitale che hanno condotto a Palazzo Montecitorio, nel rione Colonna, sollevando, passo passo, domande, interesse e solidarietà della gente che il corteo ha incontrato.
La moltitudine di persone, oltre mille, una volta giunta a destinazione – verso le 12.45 – si è sistema disciplinata al di sotto dei geroglifici egizi e dei gonfaloni colorati comunali, oltre le transenne controllate dalle forze dell’ordine, davanti allo sventolio tricolore della sede delle autorità parlamentari italiane.
Non si è spento il dissenso: si sono alternate le testimonianze al megafono e sono continuati i cori volontari di Teramo Teramo e Abruzzo Abruzzo mentre si alzavano gli striscioni e i cartelli con gli slogan dei partecipanti.
L’appello perpetuo rivolto allo Stato divulga una richiesta risolutiva e sostegni improntati di pragmatica celerità in risposta alle calamità degli scorsi mesi – sia terremoto sia mal tempo – che hanno colpito la regione del centro Italia.
La popolazione dell’Abruzzo reclama istanze di miglioramento al Decreto Sisma e attenzione alla provincia di Teramo: un aiuto concreto per sopravvivere e barcamenarsi fra difficoltà quotidiane e nella ricostruzione di un territorio a rischio spopolamento, prima, e che inglobi progresso, benessere e crescita culturale, dopo.
Di seguito, all’ombra dell’Obelisco Solare, la possibilità di raccogliere le parole di qualche sindaco, a rappresentanza di tutti i presenti, nei minuti precedenti alla convocazione dell’intera delegazione, intorno alle ore 13.15, a palazzo per l’incontro con le istituzioni. La prima dichiarazione, in esclusiva, è rilasciata da Francesco Crivelli, primo cittadino del piccolo comune di Sant’Eufemia a Maiella, situato sul versante occidentale del massiccio della Majella, in provincia di Pescara, che a proposito della protesta ha spiegato che questa è l’inizio di un percorso. Percorso che porti a riconoscere l’Abruzzo, la provincia di Pescara, di Teramo e le altre in una veste giuridica nuova, al pari di quella che è stata riconosciuta in tutti quei casi, in cui una situazione drammatica – sotto il profilo sociale, economico, territoriale – ha fatto si, che fossero riconosciute delle norme particolari di agevolazione, a chiarimento il sindaco ha citato l’esempio dei benefici extradoganali di Livigno, comune in provincia di Sondrio, che fa parte della Comunità montana dell’Alta Valtellina (duty free zone per definizione nata per fatti risalenti all’Ottocento con Napoleone), e quindi ha continuato Livigno ha visto rinnovato lo status di porto franco dalla prima guerra mondiale per ben 99 anni e anche di recente. Perché non copiarne il modello? Quindi creare un riflusso di denaro, e oltre a riparare gli urgenti e ingenti danni e ripartire, disporre delle agevolazioni ad hoc per i territori in difficoltà in modo tale che, automaticamente, il processo di sviluppo economico territoriale possa ricominciare, dopo il brusco arresto dovuto all’accanimento subito dalle calamità naturali.
Anche Fabrizio Di Giacomo, consigliere capogruppo di Abbateggio, zona montana della Maiella e borgo pescarese nella lista dei borghi più belli d’Italia, denuncia il fatto che la provincia è a terra e prosegue parlando del suo piccolo comune siamo stati messi in ginocchio dal terremoto, dalla neve e dalle intemperie. Con tutte le difficoltà che sosteniamo e che abbiamo avuto, confidiamo che lo Stato ci stia vicino. Speriamo di portare a casa qualcosa. Jonh Forcone, membro giunta comunale del comune italiano con il nome più lungo, San Valentino in Abruzzo Citeriore, conferma le motivazioni del perché essere in piazza tutti insieme dicendo che la regione ha subito notevoli danni causati dalla concomitanza del terremoto e della neve. Di quest’ultima ne è caduta tantissima, soprattutto nelle zone montane. I problemi sono su due livelli. Uno, riguarda il territorio: strade, dissesti, danni alle case e quant’altro. Poi c’è la dimensione dell’economia locale: meno visitatori, meno turisti e chiaramente ciò grava e si risente su tutta la filiera turistica, dalle strutture ricettive e di ristorazione alle guide. Necessitiamo di risposte dal Governo.
Franco Enrico Marinelli, il sindaco di Serramonacesca, comune montano in provincia di Pescara, noto per l’Abbazia di San Liberatore a Majella costruita intorno all’856, conclude le dichiarazioni istituzionali, tra consiglieri e sindaci dei comuni della Comunità montana della Majella e del Morrone con siamo venuti fin qua per fare qualcosa di concreto: non far dimenticare al Governo le problematicità dell’Abruzzo, dando centralità alla provincia di Teramo, ma non mettendo da parte le altre, per il terremoto e anche per il mal tempo dello scorso gennaio, che ha provocato dei danni incredibili e ha dato una mano ad accentuare quelli già preesistenti causati dal sisma. Siamo un territorio allo sfascio, con frane e smottamenti un po’ dovunque. Marinelli, si è fermato un attimo guardandosi attorno, e poi ha ricominciato dichiarando il nostro contributo, la nostra presenza a Roma è per far capire al Governo che necessitiamo subito di interventi mirati all’operosità dei comuni e ad agevolare le aziende locali, quali per esempio quelle agricole che sono ferme, sostenere attività produttive affinché non si blocchino e non vivano più, aiutare e assistere le famiglie.
La giornata, conclusasi nel tardo pomeriggio, ha visto l’incontro al vertice della delegazione dell’Abruzzo con rappresentanti in Parlamento e poi un ulteriore confronto a Palazzo Chigi. Gli esiti sono propositivi ma risultati e aggiornamenti sono comunque rimandati ai prossimi giorni.
Maria Anna Chimenti