E’ intitolato proprio “Uccidere il cancro” il libro della Mondadori appena uscito in Italia e scritto dalla oncologa italiana trasferita in Francia, Patrizia Paterlini-Bréchot, docente di biologia cellulare e molecolare all’Università Paris-Descartes, nel quale racconta il lungo percorso che ha portato allo sviluppo di questo test innovativo, in grado di diagnosticare un tumore anche 4 o 5 anni prima che si manifesti e quindi di abbattere in modo significativo la mortalità.
Quando inizia a svilupparsi, ogni cancro è di dimensioni inferiori al millimetro e quindi non visibile con la Tac e la risonanza magnetica. Però con il passare degli anni inizia a prendere forma e anche a rilasciare cellule neoplastiche nel sangue che all’inizio non fanno danni ma poi diventano aggressive e generano le metastasi.
Il test ISET riesce, in questo lasso di tempo che il tumore impiega per crescere e diventare maligno, a isolare le cellule tumorali per le diverse dimensioni che hanno. E’ come se queste prime cellule fossero delle sentinelle che danno l’allarme quando la minaccia è ancora lontana e si è ancora in tempo per evitare il peggio.
«Il test al momento è disponibile per aiutare a prevenire le metastasi in pazienti con diagnosi di tumore – spiega la professoressa Patrizia Paterlini Bréchot – anche se non lo si può rifiutare ai soggetti senza tumore che firmano il consenso informato. Costa 486 euro, non ancora rimborsabili dall’assistenza sanitaria».
Il test, valido solo per i tumori maligni solidi e non per quelli liquidi del sangue come le leucemie o i mielomi arriverà presto nelle più importanti strutture sanitarie di Milano e di Roma, mentre è già accessibile presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli per verificare, su pazienti già affetti da cancro, l’effetto dei trattamenti chemioterapici o per escludere eventuali recidive o per poterli considerare guariti.
«Il test ISET oggi, grazie a un semplice prelievo ematico, è in grado di stabilire se nel sangue ci siano in circolo cellule tumorali. In caso positivo bisogna cercare l’organo coinvolto con i soliti esami cioè radiografie, tac, pet, risonanza – prosegue la ricercatrice – Stiamo ora lavorando affinché in futuro ci dica subito quale organo iniziare a curare e sorvegliare. Per abbattere la mortalità è importante risparmiare tempo prezioso». Daniela Gabriele