La visita di Papa Francesco in Egitto del 28-29 aprile è avvenuta a quasi 800 anni esatti da quella storica, del 1219, di Francesco d’ Assisi, sempre in Egitto, al sultano Malik-al-Kamil, nipote del Saladino (durante l’assedio alla città musulmana di Damietta, nella quinta crociata). “Questa visita di ora di Papa Francesco”, sottolinea Foad Aodi, Presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai), del Movimento “Uniti per Unire” e Fondatore della Confederazione Internazionale Laica Interreligiosa #Cristianinmoschea , “è stata altrettanto storica: anzitutto, infatti, si è potuta fare grazie al suo coraggio e alla sua determinazione, nonostante gli attentati che c’erano stati proprio al Cairo, nei confronti dei cristiani, l’ultima domenica delle Palme. Queste giornate sono state storiche anche perchè la Chiesa cattolica e Al-Azhar, la celebre Università sunnita del Cairo, hanno ripreso i rapporti incrinatisi dal 2011, dalle dichiarazioni pubbliche di Benedetto XVI”.
Papa Francesco e l’Imam di Al-Azhar, Muhammad al-Tayyeb, col loro incontro, hanno risposto con un abbraccio di pace all’Isis e agli assassini delle religioni che seminano il terrore in Medio Oriente e in Occidente. “Ci auguriamo – prosegue Aodi – che musulmani, cristiani, ebrei e tutte le persone professanti con rispetto e devozione altre religioni, o laiche, prendano il gesto di Francesco come un modello di pace,e sappiano capire (questo vale in primis, direi, per le classi politiche occidentali) il significato profondo di questa sua politica, che davvero sta riscrivendo la storia dei rapporti Occidente-Oriente -Islam. A maggior ragione dopo il tragico 11 settembre in America , che tra Occidente e Islam aveva avviato una fase di gravi fraintendimenti reciproci, dagli esiti spesso rovinosi. Tutto questo vale sul piano anzitutto del dialogo interreligioso e interculturale: che questo Pontefice sta conducendo in chiave eminentemente laica, di valorizzazione dei punti e dei possibili campi d’impegno comune ( riprendendo, osserviamo, i lati migliori dell’impegno di Papi come Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, N.d.R.). Campi che devono riguardare sviluppo della pace, lotta contro il terrorismo cieco, impegno per il problema immigrazione ( senza strumentalizzazioni del problema, ma anche senza buonismi ipocriti), e per lo sviluppo di tutti i Paesi euromediterranei, lotta al traffico delle armi e ad ogni forma di sfruttamento dei lavoratori, dei bambini e delle donne, difesa dell’ambiente”.
Questa linea di Papa Bergoglio, osserviamo, s’incontra pienamente con quella di Co-mai e Uniti per Unire, e soprattutto della Confederazione internazionale #Cristianinmoschea: che punta proprio a laicizzare il modo di vivere le varie religioni (il che non significa sminuire il loro ruolo, ma anzi rafforzarlo, esortandole ad ascoltare di piu’ il mondo laico ed aprirsi di più: perchè l’ identità vuol dire apertura e non chiusura, e paura di perdere il proprio ruolo religioso ).
“Se Europa, USA e Paesi islamici- conclude Aodi – sanno superare decenni di incomprensioni, potranno affrontare costruttivamente i problemi comuni, oggi, un po’ a tutti i Paesi più o meno sviluppati: disoccupazione, fuga dei cervelli, crisi del Welfare ,crisi delle piccole e medie imprese, informazione distorta e insufficiente. Questo, per quanto riguarda l’Europa, varando una specifica legge europea sull’immigrazione, che da tempo chiediamo, e politiche di nuova cooperazione economica tra UE e Paesi mediterranei ed africani. In occasione di questo 1 Maggio appena passato, infine, voglio ringraziare ufficialmente i segretari confederali di CGIL, UIL,CISL, Susanna Camusso, Carmelo Barbagallo e Annamaria Furlan, per la sensibilità dimostrata, in questi anni, ai problemi del lavoro ,dell’immigrazione e dei rapporti tra lavoratori italiani e stranieri; e per il loro sostegno alla nostra iniziativa mondiale #Cristianinmoschea del’11 e 12 Settembre 2016 “.
In aggiunta alle parole di Aodi, le dichiarazioni degli esponenti egiziani dell’ Ufficio di presidenza di Co-mai e #Cristianinmoschea, e di membri della Comunità egiziana in Italia. Adel Amer, Presidente della Comunità, rileva che ” Francesco ha dimostrato a tutti che l’Egitto è un Paese di pace, in lotta contro il terrorismo e contro il male che si sta abbattendo sulle diverse città del mondo”. Mohamed Abu Elmkarem, Coordinatore dipartimento gioventu’ e seconda generazione della confederazione #Cristianinmoschea, nonchè coordinatore dei giovani nella Comunità egiziana di Roma (giovani che, come quelli di tutte le comunità di immigrati in Italia, oggi rientrano senz’altro nella terza generazione di immigrati), desidera ringraziare fortemente il Pontefice : “Vogliamo anche ringraziarlo personalmente, attraverso un incontro, a nome di tutti i giovani egiziani in Italia, e con gli amici cristiani e laici. A Roma- conclude Mohamed – sto lavorando, coi miei colleghi, per migliorare i rapporti italo-egiziani, sul piano anche turistico: considerando soprattutto che la situazione dell’ordine pubblico in Egitto è molto migliorata, auspichiamo una piena ripresa delle relazioni diplomatiche italo-egiziane,una volta chiarite – come si sta cercando di fare – le dinamiche del tragico caso Regeni”.
Fabrizio Federici