“Welcome my son, Welcome to Machine” cantava nel lontano 1975 Roger Waters dei Pink Floyd, intonando il ritornello che sarebbe rimasto alla storia come la più coraggiosa critica fatta dal mondo della musica a quello dell’ industrializzazione . A ben vedere però , fu molto di più: se ne sono resi conto ieri quelli che ascoltandola come colonna sonora del dossier sulla Silicon Valley, l’hanno ribattezzata “una lucida profezia”, di cui quarant’anni dopo, cominciamo a sperimentare sulla nostra pelle, i primi effetti, collaterali e non.
Il Campus X di Tor Vergata inaugura così l’iniziativa “Campus Incontra”, il ciclo di meetings con personalità distintisi in vari ambiti della cultura e del mondo del lavoro: un confronto costruttivo e concreto capace di mettere a contatto i giovani con esperienze di vita diverse , con successi e perché no, con gli imprevisti che ciascun mestiere riserva . L’imprimatur quest’anno è toccato a Dario Laruffa, volto noto del TG2 che ha presentato il resoconto filmato del suo ultimo viaggio nel santuario della tecnologia americano.
«La domanda che dovete porvi è se le macchine prenderanno davvero il nostro posto, ma soprattutto, quale sarà il ruolo degli umani » –ha commentato Laruffa prima della proiezione del video che prende avvio in un Liceo di Palo Alto in California.
Sono le dieci del mattino e Meddy, ragazza di tredici anni conduce il TG della scuola e scherza prima della diretta nemmeno fosse un conduttore consumato . E’ la filosofia delle 4 C della Silicon Valley: comunicazione, collaborazione, critica e creatività. Quartier generale dei colossi del Web, da Google, Microsoft, passando per Ebay e Facebook , la Valley, dove Steve Jobs diede vita proprio nel 75’ agli Apple , non esiste sulle cartine . Il suo nome nasce da una rivista di pettegolezzi per informatici che venerava il silicio perché alla base delle connessioni dei micro-conduttori .
“Non guardarti indietro non stai andando da quella parte”: l’unico credo digitale che vige in quest’angolo d’America che appare per i millenials, come il nuovo Paradiso terrestre: dal Innovation Way di Yahoo, a Google Street per arrivare fino all’Hacker Square di fronte alla sede di Facebook, la città si muove al ritmo di byte, in un clima apparentemente idillico che pare uscito dal Truman Show.
Nei dieci giorni di ripresa del dossier il giornalista della RAI ha incontrato personaggi di grande calibro a partire dal guru della tecnologia Vint Cerf, inventore dei protocolli che fanno funzionare internet, il quale ha affermato di fronte alle telecamere del TG 2 « non ho mai avuto rimpianti: seppur con le sue pecche, come i problemi di sicurezza, privacy e abusi, internet è un’infrastruttura che assicura un’incredibile energia creativa in tutto il mondo».
Come dargli torto: l’innovazione d’altronde, è condizione necessaria per ciascuna società, a patto che questa non baratti l’uomo per un robot: Peter Lee, ingegnere della Microsoft, intervistato, ha esposto gli ultimi sviluppi sull’intelligenza artificiale sottolineando come le macchine in futuro non si limiteranno a sostituire i libri. Chi ci assicura che dopo la tastiera, il mouse e il touch, la tecnologia non arrivi a far interagire esseri umani e macchine tramite il pensiero?
In un mondo in cui le esigenze si sono centuplicate, sorge il dubbio che una macchina possa soddisfarle tutte meglio e più velocemente di quanto riesca oggi un uomo, cosicché l’onda anomala della disoccupazione investirà metà della popolazione mondiale nei prossimi anni, secondo le stime più critiche .
Mondo in 5D, realtà super potenziata, microchip inseriti sottopelle, robotica, macchine che si guidano automaticamente e capaci di compiere scelte : come dei novelli Prometeo , gli uomini della Silicon Valley rubano il fuoco e regalano a noi comuni mortali poteri che un tempo sarebbero spettati solo a un dio, ma attenzione, a farne buon uso: si potrebbe rimanere scottati.