C’è chi ride, chi sbraita da lontano, chi cerca di divincolarsi stringendo il manifesto che tiene tra le mani nella speranza di catturare l’occhio vigile della telecamera. La scritta “No Ius Soli”deve essere in bella vista. Bastano una manciata di secondi per trasformare il Senato, che si da’ il caso essere un’istituzione, in un feroce ring dal quale, ad uscire ferito, oltre alla Ministra Fedeli portata in infermeria, è stato il Senso dello Stato.
Ci aspettavamo certo, che l’approdo in Senato della legge n.91 del febbraio 1992, ribattezzata Ius Soli, ( per l’acquisizione della cittadinanza da parte di figli di genitori stranieri nati in Italia), potesse ingenerare malcontenti e tensioni, soprattutto considerato il clima di strumentalizzazione e populismo dilaganti. Già stamane, un gruppo di attivisti di Casapound, comparso davanti a Palazzo Madama, con fumogeni e striscioni, era stato fermato dalle forze dell’Ordine con l’ausilio di idranti. Quello che davvero nessuno poteva immaginare è stata la spettacolarizzazione del dissenso di alcuni senatori leghisti, che ha animato, fin troppo, la seduta svoltasi nel pomeriggio .
«Dopo la verifica del numero legale ho chiesto la parola sull’ordine dei lavori. Doveva darmela e non l’ha fatto. Il collega Volpi gli ha rivolto un “vaffa”, è cominciato un po’ di parapiglia, in tre ci siamo detti: facciamo interrompere la seduta sedendoci nei banchi del governo». Con queste parole il capogruppo Centinaio ha giustificato alla giornalista della Stampa F. Schianti la decisione di innescare la bagarre in Senato. A questo reality show il presidente Grasso ha rifiutato di prender parte incitando la continuazione del dibattito, pur tra gomitate e urla e ripetendo al senatore che al momento aveva preso la parola «concluda senatore Torrisi, concluda».
Facendo il punto di quello successo al Quirinale, spiace ammettere che è stato creato “tanto rumore per nulla”considerato che questa legge, temutissima e scansata con indignazione dai banchi dei verdi, è adottata ormai da anni da numerose nazioni come Spagna, Francia, Portogallo e garantisce allo stesso tempo, per lo Stato che la applichi, paletti rigidi per l’attribuzione della cittadinanza.
Il testo di legge prevede che “solo chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia titolare del diritto di soggiorno “abbia diritto alla cittadinanza così come “chi sia residente da almeno sei anni e abbia frequentato regolarmente, nel medesimo territorio, un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo, presso gli istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione, ovvero un percorso di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale con il conseguimento di una qualifica professionale.”
Insomma, si tratta di dare a giovani ragazzi che studiano in Italia da anni, che parlano correttamente la nostra lingua, che si sentono italiani, il diritto di esserlo. Ma la ciliegina sulla torta spetta a twitter: i primi cinguettii virtuali hanno incoronato Centinaio “eroe della giornata” e apostrofato per le righe sia Grasso che la Fedeli .
Non è certo questo il primo caso in cui gli “hate speeches” alimentano gli umori delle masse, che si lasciano sedurre da una ferocia verbale ingiustificata. Peccato che dietro al popolo del web, si da’ il caso vi siano donne e uomini, cittadini italiani.
Nel tempio della politica, nella Camera Alta, dalla quale, più che da quella dei Deputati, ci si aspetterebbe un briciolo di buon senso in più, quanto basta per discutere materie complicate e delicate, leggi su cui si giocheranno i destini di esseri umani , si va contro la legge stessa. Non certo perché si dissente, ma perché si ritiene che sia legittimo, se necessario, reagire in modo spropositato e violento, in accordo al richiamo di un’atavica legge del
” fai da te”. Oggi, qualche ragazzo straniero sarebbe potuto tornare a casa e sperare di divenire un giorno italiano. Oggi qualche ragazzo italiano, di fronte alla TV, ha pensato due volte prima di ammettere di esserlo.