«Il primo luglio è stata una giornata speciale : al Modena Park Vasco il Grande con 220 mila amici e con una diretta sulla Rai. A Roma, in Piazza S. Apolosti – forse nel ricordo della ripartenza che Prodi nel 2006 impose al centro sinistra dallo stesso palco – la sinistra di Pisapia e i fuoriusciti del Pd con circa 1000 presenze in quella stessa piazza. Andare oltre una ricostruzione melanconica e nostalgica dei passati storici non pare in linea con i tempi moderni. Vasco parla al futuro con voce antica e ce ne dà netta dimostrazione portando in piazza tutte le generazioni. La nuova forza di sinistra parla della rinascita di un progetto che è in ritardo per un Paese dismesso ed in preda al terrore del diverso. Vasco quando canta prova emozioni e le trasmette immutate nel tempo. La sinistra quando parla rimane immobile e introflessa su un modello di schema non facilmente agibile nell’ oggi.
Rimane Papa Francesco che quando predica racconta l’uomo, delle sue debolezze, delle sue fragilità, delle sue fughe e bellezze e che, attualmente, non trovano in un bussola sociale equa e giusta la coerenza di una proiezione sulla finestra del mondo globalizzato. Ma in verità, rimane anche una terza via percorribile che noi riteniamo la migliore perché la più possibile ed attuabile: quella dell’ indipendenza politica che ha messo in marcia tanta cittadinanza attiva. Di questo, però, voglio dirvi la prossima volta visto che è il percorso che ci rappresenta nella nostra unicità di rappresentanti politici in loco, alternativi e virtuosi, proprio perchè voce di una minoranza pensante e libera, fuori dal coro. Noi la politica la intendiamo quale servizio al Paese, attraverso la partecipazione attiva e l’impegno diretto e gratuito nella gestione del bene pubblico.
La Gran Bretagna, la Francia, la Grecia, gli Usa, la Spagna ci hanno insegnato che bisogna rompere gli schemi prima di ammodernare la discontinuità di una sinistra che si vuole presentare evoluta ed attuale. E qui si va ad inserire il messaggio – fuori dal coro perché voce pensante e libera di una minoranza – di Papa Francesco che ci consegna uno spazio esterno agibile rispetto alle logiche dominanti di una politica che, in verità, nulla ha di nuovo e di proiettivo.
Dunque se l’obiettivo rimane quello di riunificare per restituire un progetto dignitoso all’attuale momento storico incancrenito dalla solitudine sociale (causata soprattutto dal protagonismo e dalle smanie di potere di una classe dirigente azzoppata e priva di contenuti), si tratterà di affrontare con coraggio una rivoluzione democratica dove culture diverse agiscono insieme secondo punti programmatici condivisi ed innovativi. Servono luoghi dove discutere e decidere insieme, fuori dal precostituito e preconfezionato. Servono menti illuminate disposte a seguire il tanto calpestato bene comune contro l’ingiuria dei logoramenti tattici condizionati soli da equilibrismi, gabbie, stanze chiuse, palazzi corazzati contro un nemico inesistente. Papa Francesco direbbe che l’amore per l’altro non può diventare potere rivolto unicamente a se stesso».
Giuseppina Bonaviri