«Siamo alle solite. A rimetterci sono sempre i cittadini-utenti. In un momento in cui il caldo e la mancanza di piogge fanno infiammare le nostre valli e l’inquinamento delle città è ai massimi livelli anche la carenza di acqua si aggiunge al persistere delle scosse sismiche della nostra Regione e ai risultati negativi e inefficienti di enti e amministratori incapaci di governare. Tutto scontato, direte voi. Vero , tutto scontato.
Gli errori sono tanti ed imputabili a molte cause: intrinseche si, ma anche di mala gestione della cosa pubblica che si sta abbattendo, con il bene placido di una base ormai non curante del bene comune, sulle nostre storie. Entriamo in merito alla questione della presunta carenza di acqua nella Capitale. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata telefonica con i massimi rappresentanti dell’Ordine dei Geologi del Lazio proprio in queste ore di un pomeriggio di luglio afoso e caldissimo. Ne emerge una situazione, a livello regionale, di assenza di dati reali attuali su cui poter ragionare scientificamente.
Ci viene riferito che ad oggi, se pur la direttiva europea obbliga gli Stati e le Regioni a redigere un piano di gestione delle acque (sorgenti di captazione, volume delle acque utilizzate, oscillazione dei volumi idrici utilizzabili, quantità di perdite degli acquedotti, accordi interregionali sui bacini idrografici non localizzati in un solo ambito regionale) nel Lazio tutto ciò non pare essere attuato e trasparente e, dunque, accessibile. Inoltre gli Enti gestori come Acea non rendono disponibile il censimento degli acquedotti e delle relative perdite cosicchè non è possibile accedervi per conoscere ufficialmente i dati relativi ai volumi di acque disponibili e necessari al fabbisogno della popolazioni.
La stessa Autorità di bacino e gli attuali Distretti sembrerebbero non disporre di dati aggiornati sia per la gestione della normalità che della emergenza. Allora, in assenza di dati certi, ipotizzare che esista una vera crisi idrica romana e dei dintorni appare difficile ed ancor più relazionare la crisi idrica ad un verosimile abbassamento del livello idrometrico del lago di Bracciano che alimenta tutta la parte nord di Roma. Detto questo la nostra proposta ed ipotesi di lavoro è quella di attrezzare urgentemente una banca dati territoriale per poter predisporre un Piano regionale della gestione delle acque che dovrebbe essere immediatamente calato nelle singole realtà del territorio per incentivare anche nei cittadini un uso responsabile delle risorse idriche. Chiaramente una azione pregressa di monitoraggio dell’area cittadina e regionale e di prevenzione di ipotetici danni avrebbe avuto il merito di far fronteggiare agli amministratori –purtroppo invece presi solo dalle loro campagne elettorali – una situazione che se non controllata potrebbe diventare un vero dramma ambientale e disumano».
Giuseppina Bonaviri