Sino al 26 settembre a Roma, al Complesso del Vittoriano ( Ala Brasini, dal lunedì al giovedì 9.30 – 19.30; Venerdì e sabato 9.30 – 22.00; Domenica 9.30 – 20.30, con ingresso libero ), è visibile una particolare mostra d’arte , “Epos. Chao Ge. La lirica della luce”, a cura di Claudio Strinati, Sovrintendente emerito al Polo Museale di Roma, e Nicoletta Bianchi,
Sotto l’egida dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, promossa e organizzata da Segni d’Arte in collaborazione con Uniarts, la rassegna propone un percorso espositivo che – attraverso circa 80 lavori, suddivisi in due sezioni (dipinti, tra olio su tela e tempere, e disegni), realizzati dal 1987 a oggi – testimonia la rilevanza, nel panorama artistico contemporaneo, del Maestro Chao Ge. Dicevamo una mostra particolare perchè Chao Ge, nato nel 1957 a Huhehot, in Mongolia, e laureatosi all’ Accademia Centrale di Pechino in Pittura ad Olio, poi docente di pittura in Mongolia, alla Facoltà d’Arte, e dal 1987 all’Accademia Centrale di Pechino (dove dal 2008 è Direttore degli Accademici), protagonista di varie personali e collettive in Asia, Europa ed USA, è un artista davvero poliedrico. E che, soprattutto, mostra di saper assorbire e reinterpretare, in modo singolare, gli influssi artistici piu’ diversi: dalla pittura tradizionale cinese a quella del “realismo socialista” sovietico, dalla Scuola romana dagli anni ’30 in poi (Mafai, Casorati) all’ espressionismo tedesco, sino addirittura al Rinascimento italiano eal fiammingo Johannes Vermeer.
Dopo i saluti istituzionali, all’inaugurazione, Giancarlo Arientoli, art director di Segni d’Arte, ha coordinato gli interventi d’ un rappresentante dell’Ambasciata cinese in Italia, di Claudio Strinati, Sovrintendente emerito al Polo Museale di Roma (che ha evidenziato la grande versatilità di Chao, mongolo eppure pienamente inserito nella cultura cinese, e la maestria con cui domina le tecniche pittoriche) e Nicolina Bianchi, curatori della mostra, e dello stesso maestro Chao Ge.
Fabrizio Federici