Immersi tra tele, cavalletti e colori, tra quelle opere, numerose, che percorrono e abbracciano la sua vita, incontriamo Patrizio de Magistris nel suo studio, a Formello. “Sono nato al numero 33 di via Margutta, a Roma –dice il Maestro- Mio padre faceva il pittore, anche mia nonna era pittrice. Era destino che dipingessi anch’io”. Quello di de Magistris è, infatti, un percorso totalmente segnato dall’arte: “Ho iniziato subito a dipingere -spiega- ne avevo la possibilità. Ancora bambino avevo a mia disposizione le tele e i colori che utilizzava mio padre, una fortuna che altri ragazzi, che pure nutrivano una passione artistica, non hanno avuto”.
Ed è proprio da Leonardo de Magistris, artista che ha segnato con la sua attività la storia della pittura romana della seconda metà del Novecento che avviamo il nostro dialogo. “Mio padre aveva fatto il liceo artistico e poi l’Accademia –ricorda- Era un ragazzo del dopoguerra, un giovane che ha vissuto un’epoca certamente non segnata dal benessere economico e quindi, per vivere, svolgeva lavori anche molto faticosi. Nei primi anni Sessanta, un giorno, espose alcuni dei suoi quadri a Porta Portese, dove aveva una bancarella di antiquariato. Le sue opere suscitarono un grande interesse: quella domenica fu l’inizio di una vita dedicata interamente alla pittura”. E poi le prime mostre a via Margutta –Patrizio vi partecipa per la prima volta nel Sessantanove, all’età di 12 anni- la fondazione, insieme ad altri artisti dell’associazione dei Cento pittori prima e di Alternativa94 poi.
“Sono cresciuto in questo ambiente –prosegue- Ero piccolo e giravo per le botteghe degli artisti, parlavo con loro, li osservavo mentre erano al lavoro”. Non c’è elemento, nella vita di Patrizio de Magistris che non riconduca all’arte. All’inizio del suo percorso realizza ritratti, nature morte, paesaggi, dedicandosi, costantemente allo studio delle tecniche: “Ho sempre sperimentato –commenta- Negli anni Ottanta, proprio a via Margutta, ho esposto quadri realizzati con le bombolette spray”. Poi, con la diffusione del computer l’allontanamento, per un periodo, dalla pittura e lo studio della programmazione del web: “una nuova forma di sperimentazione”. Fino all’incontro con Emanuela: “Ad una mostra ho conosciuto la donna che sarebbe diventata mia moglie –racconta- pittrice anche lei. Ricordo che ho iniziato a dipingere ad olio utilizzando i suoi colori”. E quindi una nuova, completa, immersione nella pittura.
È attraverso la sua conoscenza approfondita dell’arte -per sei anni ha anche gestito una galleria d’arte in via Giulia a Roma- che ci addentriamo con lui in alcune delle peculiarità dei processi creativi “Nell’arte è fondamentale il messaggio, la sincerità di ciò che si vuole dire, la composizione -commenta- Da questi elementi emerge il vero artista”. E spiega: “La “Paloma” di Pablo Picasso è fatta con un solo segno: c’è l’idea, il messaggio, appunto, e l’ha fatta un artista che avrebbe potuto eseguire il ritratto di una colomba”. Per riuscire a percepire questa “sincerità dell’arte” non è necessario saper leggere un quadro: “Ci si può emozionare anche di fronte ad un quadro astratto o informale pur non essendo esperti d’arte –continua- Esistono poi degli elementi oggettivi dai quali si capisce se l’artista tiene all’arte perché ha studiato, ha cercato delle cose dagli altri e le ha fatte sue per cui vuole crescere in qualche modo, come ad esempio il bilanciamento del quadro”. Ciò che dà vita alla forma d’arte è comunque “quell’emozione che l’artista possiede e che comunica all’esterno”.
Ed è proprio a quelle emozioni, trasmesse e ottenute, che il Maestro affida lo stile inconfondibile delle sue opere, molte a soggetto musicale. Danzano le figure di de Magistris, i loro corpi si muovono seguendo i ritmi incessanti che si propagano dalle tele. Attratti, calamitati, ci lasciamo catturare da quelle atmosfere di suoni che non si fermano mai. Il fragore, le risa, il vocio nelle sale emerge e ci cattura trasportandoci in queste vitali narrazioni senza fine. I colori forti e decisi definiscono figure dinamiche attraverso cui l’autore elabora e restituisce gestualità e movenze travolgendoci con quella “vibrazione” che erompe, potente, da ogni opera.
Dedito anche alla musica dall’età di diciotto anni, insieme ad altri musicisti ha fondato il gruppo OltrelaTela: “Il nome indica che c’è qualcosa oltre l’immagine –spiega- Siamo quattro musicisti, il quinto è un cavalletto con un quadro: l’autore presenta il quadro e spiega come l’ha realizzato dialogando con il pubblico”.
Tra le recenti iniziative nelle quali le sue opere sono state inserite, il progetto di Stefano Mainetti “Rendering Revolution”, presentato lo scorso giugno al MAXXI, in cui “Prove di tango” di de Magistris ha rappresentato la rivoluzione artistica insieme alla “Guernica” di Pablo Picasso, “Violon et compositier” di Georges Braque, “Carceri di invenzione” di Giambattista Piranesi. Tra i prossimi appuntamenti, una personale, a fine settembre, in Puglia.