Centrale, nel pensiero di Papa Bergoglio, è l’attenzione per le “periferie del mondo”, in senso non solo geografico. L’idea che la Chiesa (proseguendo la linea definita già da Giovanni Paolo II alla Conferenza episcopale latino-americana di Puebla del 1979), per essere credibile e incidere concretamente sulla storia dell’umanità, deve aprire senza esitazioni le sue porte agli ultimi, aiutando davvero il riscatto dei poveri, pervade fortemente la visione di Papa Francesco.
Quale può essere allora, in questo contesto, il ruolo dell’arte? Sempre Papa Bergoglio l’ha delineato nelle “Intenzioni di preghiera” per questo mese di agosto 2017, rivolgendosi agli artisti di oggi “perchè, attraverso le opere del loro ingegno, aiutino tutti a scoprire la bellezza del creato”.A quest’ appello, la prima associazione a rispondere, in ordine cronologico, è stata “Tota Pulchra”: associazione nata, a maggio 2016, con una spiccata propensione a cogliere le potenzialità sociali dell’arte. Presieduta da Monsignor Jean-Marie Gervais, prefetto coadiutore del Capitolo vaticano, membro della Penitenzieria Apostolica, con direttore artistico l’artista Mario Tarroni, “Tota Pulchra” anzitutto vuole dar spazio agli artisti, specialmente giovani e/o indigenti, aiutandoli ad esprimere la propria arte, organizzando e promuovendo eventi (mostre, feste, esibizioni, concorsi), anche insieme ad altri enti e associazioni.
Tota Pulchra”, “tutta bella”, nella teologia cattolica è l’attributo principe della Madonna: ed è proprio la bellezza in piu’ sensi, come manifestazione divina, che l’associazione vuole onorare e diffondere (concetto, quest’ultimo, presente del resto anche nelle altre religioni monoteistiche: nell’ Islam, ad esempio, si dice esplicitamente che “Allah ama la bellezza”). In risposta a Papa Francesco, l’associazione – poco prima che, il 2 agosto, su YouTube venisse diffuso il video del Pontefice con le sue riflessioni appunto sull’arte – sul suo sito (www.totapulchra.org) aveva già pubblicato una risposta al Papa (“Se offri bellezza ricevi bellezza”) in cui si evidenzia il ruolo dell’arte, nella società moderna, come progetto collettivo d’emancipazione sociale ( dal Rinascimento alle varie Avanguardie novecentesche), e forte strumento d’evangelizzazione ( in pieno spirito del Concilio).
“E’ questo il messaggio che l’associazione vuole infondere”, scrivono Gervais e Tarroni: “stimolando in tal modo la creatività degli ultimi e l’accoglienza di chi invece ha già tutto”( non a caso, aggiungiamo, un uomo come Don Lorenzo Milani, di cui è ricorso da poco il cinquantenario della morte, portava i ragazzi di Barbiana anche a visitare gli Uffizi, o al cinema, N.d.R.). “Nella mia terra, l’ Emilia-Romagna”, racconta Tarroni, “ in occasione dei miei viaggi, e poi qui a Roma, ho sempre desiderato conoscere le persone più emarginate, quelle che la gente definisce “strane”. Non era chiara in me l’idea di un ’‘arte sociale e condivisa”, ma avevo voglia di ascoltare le loro storie; i loro racconti – specie dei tanti “senza tetto” – mi arricchivano, scaldandomi ogni volta l’anima”. “Da qui – scrivono sempre Gervais e Tarroni – nasce il progetto di “Tota Pulchra” sull’arte e i più poveri “Coloriamo San Pietro”: basato su un secondo Rinascimento, con nuove forme, nuovi linguaggi e un nuovo modo di intendere il bello, anche attraverso l’arte degli scartati. Auspichiamo, quindi, di istituire insieme a Papa Francesco una Giornata Mondiale sull’Arte dello scarto e degli scartati”.
Altra idea basilare nel pensiero di Papa Bergoglio, infatti, è la lotta alla pseudocultura dello “scarto”, alla logica consumistico-materialistica, giunta al parossismo nelle società contemporanee, che nega quasi diritto di cittadinanza agli ultimi, a quanti non riescono a (o rifiutano di) stare al passo con la maggioranza. Concetti, questi, espressi dal Pontefice nel suo libro “La mia idea di arte” ( Mondadori-Edizioni Musei Vaticani, 2015), curato dalla giornalista Tiziana Lupi: in cui Bergoglio, sviluppando temi già annunciati nell’enciclica “Laudato si”, espone – in sintonia con artisti come l’ argentino Alejandro Marmo, suo amico sin da quando era arcivescovo di di Buenos Aires – la concezione d’un ‘arte che non scarti “nulla e nessuno, come la Misericordia” (dal libro è stato tratto anche un documentario, realizzato da Imago Film per la regìa di Claudio Rossi Massimi, e autorizzato dal Vaticano a partecipare agli Oscar 2018). Ma ai rapporti tra arte, fede e società, era stato già molto attento anche Josef Ratzinger: del quale, mons. Gervais e il vaticanista Alessandro Notarnicola han raccolto, in un volume di pregio (“Benedetto XVI – L’arte è una porta verso l’infinito”, prefazione del Cardinale Angelo Comastri, Fabrizio Fabbri editore, 2017), tutti gli interventi fatti su questi temi, dal 2002 sino agli anni del Pontificato (vedi qui la foto, della brava Emilia Cassani Guralata). Con speciale rilievo per il discorso del 21 novembre 2009 (per l’incontro, nella Cappella Sistina, con una rappresentanza di artisti di tutto il mondo): in cui Papa Ratzinger richiamava esplicitamente il celebre messaggio agli artisti di Papa Paolo VI, per la chiusura del Concilio (dicembre 1965), centrato sui legami proprio naturali tra fede e arte, in quanto finestra spalancata sull’ immaginazione, e quindi sull’Infinito.
Fabrizio Federici