«Sgomberi e immigrati, molestatori, donne violentate e uccise, posti loschi e anonimi dove finire le serate pieni di alcool e sostanze, finte legalità per ripristinare l’ordine con pseudo moratorie ed ordinanze di tutori della legge improvvisati, soluzioni alternative che non arrivano e una escalation di rabbia sociale in balia del nulla estremo.
Tutto parla di morte e di distruzione. L’intolleranza crea paura mentre continua a mancare una politica rigorosa che punti alla conoscenza dei fenomeni per risolverli. Vecchie e microscopiche morali che non parlano la lingua della modernità, ancora troppo sconosciuta e infamante. Non ci si può arrendere alla illegalità. Bisogna, per ciò, fare quello che è fuori e sopra il dovere, perché il dovere dell’uomo supera tutti quelli presunti tali.
Ma a chi dirlo? Uno Stato incapace di salvaguardare la vita del prossimo, leggi consumate e invecchiate in attesa di attivare processi rigenerativi a partire da un’etica stabile, politici ingessati come statue di cera, amministratori all’arrembaggio di potere e promozioni personali, enti sventrati dai liberi arbitri, ingestibilità totale dei voleri di potentati laici e non. Piccoli cabotaggi per grandi e continue manovre incrociate a chi detiene di più, insomma. Qui non si salva più nessuno. Solo loro rimangano a galla se non ci decideremo a dare voce alla gente, che rimane innegabilmente l’unico strumento decisionale in un tempo che cambia e sballa».
Giuseppina Bonaviri