La passione per la musica nata sul divano di casa. Quello stesso divano con sopra tre chitarre che oggi è divenuto il loro logo. Così Pier Luigi (49 anni), Daniele (20) e Nicolò Tosco (14) possono dire di non essere più solo padre e figli, ma anche membri della stessa band. A un anno dal loro esordio, una delle tre “Chitarre di Famiglia”, Daniele, si racconta a Paese Roma Quotidiano: con lui ricordi, idee, progetti per il futuro ma soprattutto il primo singolo “Terra, Mare e Uomini”.
Come suggerisce il vostro nome, musica e famiglia sono la colonna portante della vostra band, ma dove parte il vostro viaggio?
Il viaggio di Chitarre Di Famiglia parte nel 2011 per puro caso. Nel logo del gruppo ci sono tre chitarre poggiate su un divano: ecco il nostro gruppo nasce qui. Papà suonava, io e mio fratello studiavamo musica. Un giorno ci siamo messi a suonare tutti e tre insieme Jessica degli Allman Brothers. La cosa funzionava!
Quando è arrivata la svolta ?
La svolta è arrivata grazie ad una cartellina che mio padre teneva nel suo studio. Un giorno, di nascosto, ho deciso di aprirla: dentro c’erano tantissimi spartiti. Ho scoperto solo dopo che si trattava della musica da lui composta per quindici anni fino a quel momento. Allora ho chiesto a mio padre: «perché non l’hai mai suonata?». A quel punto ha tirato fuori il cd di un suo vecchio live degli anni 90’. All’interno erano presenti gran parte dei suoi brani eseguiti. Dopo varie riluttanze, abbiamo deciso di cominciare l’arrangiamento del suo repertorio.
Il nostro, è un panorama musicale caratterizzato da emergenti pop e rap. Che posto pensi debba spettare a Chitarre Di Famiglia? E’ un svantaggio la scelta di non avere una voce nel gruppo o al contrario una qualità originale, premiabile dal pubblico?
Dovunque andiamo a suonare sento ripetere spesso la stessa frase: «Ma chi canta? Ma fatelo qualche pezzo vocale!». Noi abbiamo avviato questo progetto con un solo obiettivo: far parlare in primis la musica. Nei nostri concerti usiamo microfoni solo per presentare i pezzi, per interagire con il pubblico e per fornire una chiave di lettura di quello che andremo a suonare. E’ qualcosa di svantaggioso all’inizio perché richiediamo a chi ci ascolta uno sforzo in più. Però quando scelgono di ascoltarci, tutti sembrano felici di condividere con noi quel momento di musica.
Veniamo al momento clou per Chitarre Di Famiglia . Il 10 Giugno esce il vostro primo singolo “Terra, Mare e Uomini”, elementi questi che, nemmeno a dirlo, dominano perfettamente anche nel video. Cosa si prefigge di raccontare questo brano?
Il nome è legato alla storia della sua composizione. “Terra, Mare e Uomini” è un richiamo alla terra, al nostro paese di appartenenza. La prima cosa che si nota ascoltando il brano è la grande influenza folk: una sorta di tarantella rock per intenderci. E’ un brano che vuole rispettare i luoghi della sua composizione. L’ha composto mio papà negli anni 90′ ed è uno dei tanti brani della famosa cartellina. Ha iniziato a scriverlo a Carpineto, il suo paese d’origine. Che è poi la location usata per il videoclip insieme a Foceverde e Frascati.
Com’è stato filmare un videoclip per la prima volta?
Filmare il video del nostro primo singolo è stato divertente. Abbiamo avuto il piacere di collaborare con il fotografo Roberto Romolo che oltre ad essere estremamente competente nel suo lavoro, si è mostrato aperto a proposte e suggerimenti. Anche quello è stato un momento di composizione artistica.
Il video rientra in uno dei nostri progetti artistici che mirano alla promozione del nostro lavoro musicale. Ogni band che vuole farsi conoscere deve interagire a partire dall’immagine. Nei nostri concerti usiamo spesso proiettori affinché i video accompagnino la nostra esecuzione.
Come è cambiato il vostro rapporto da quando, oltre che padre e figli, siete anche membri della stessa band?
S’è complicato (ride ndr ). Direi che il nostro rapporto si è amplificato: piccoli dissidi diventano litigi ma momenti piacevoli si trasformano in grandi emozioni. Abbiamo notato che mette tranquillità a chi ascolta, il nostro mix di musica e la famiglia. Nei nostri concerti proviamo a ricreare un ambiente sereno e famigliare come se stessimo ancora sul divano di casa e qualcuno si sedesse lì con noi.
Note tecniche. Quali sono i modelli musicali a cui vi ispirate?
Abbiamo affiancato ai brani della “cartellina” anche i brani di una band inglese gli Acoustic Alchemy che suona musica pop -jazz. Abbiamo ripreso molto da loro: arrangiamenti, scelta delle armonie e del ritmo che varia dal latino al classico Shuffle.
Il vostro primo video su Youtube è al Valmontone Music Contest del 2016. Quest’anno tornate con singolo. L’anno prossimo dobbiamo aspettarvi con un cd ?
Lo speriamo. Tutta la nostra musica è un’autoproduzione. Come tutte le band cerchiamo qualcuno che ci faccia il regalo di prenderci sotto la sua etichetta discografica. Per ora l’obiettivo è quello di suonare il più possibile e di fare uscire nuove videoclip.
Quale scaletta pensate di seguire per Valmontone ?
Ci divertiamo molto sulle scalette. Abbiamo deciso di inserire tre brani solisti in cui ognuno di noi si avvicendi con gli altri due strumenti che fanno parte della “famiglia”: al basso Vittoria Protani e alla batteria Iacopo Volpini.
Io suonerò un brano di Eric Johnson, “Cliffs of Dover”, mio fratello “Little Wing “di Jimi Hendrix e mio papà, un brano di Pino Daniele che si chiama “Viento e Terra”.
Chi cura la vostra immagine?
Oltre che l’immagine della famiglia, quello che vogliamo venga fuori è l’immagine dei singoli membri. Vogliamo che non ci sia uno che prevalga sul palco. Tutti e tre cerchiamo di rappresentare un personaggio diverso, non perché ci sia recitazione sotto, ma perché siamo tre anime diverse. Ad esempio papà è il musicista maturo e saggio; Nicolò, quello più distinto e introverso.
Questo emerge anche dall’abbigliamento che abbiamo nei video. Io con chitarra bassa, cintura e converse. Mio padre con cappello e camicia. Nicolò con quell’atteggiamento da quattordicenne ancora in cerca di un’identità precisa.
Progetti futuri?
In via di scrittura. Ci piacerebbe far conoscere la nostra storia a più persone. Per ora ho scritto un copione da presentare a teatro: sarà una sorta di recital o di concerto a teatro che racconterà attraverso musica e recitazione la nostra avventura famigliare.
E’ arrivato il momento dei saluti. Oltre ai lettori di PaeseRoma, c’è qualcuno che vuoi salutare o che merita un ringraziamento speciale ?
Trattandosi della famiglia non posso non ringraziare mia mamma. Oltre a seguirci sempre, lei è la fotografa ufficiale del gruppo. Ci sostiene nei momenti di divergenze artistiche e compositive e mette un po’ d’ordine nei rapporti . E’ anche grazie a lei se siamo andati avanti in modo così proficuo.