Una nuova formula di spettacolo teatrale, particolarmente suggestiva, è quella delle “Visite animate” (format originale, dal 2012 marchio registrato), che coniuga adeguatamente teatro e riflessione storica. È la formula che, da alcuni anni, l’associazione “teatrOrtaet” (il nome evoca il gioco di simmetria insito nella parola e nell’idea stessa di “teatro”), nata nel 2004 e diretta dagli attori professionisti Carlo Bertinelli e Alessandra Brocadello, ha scelto per organizzare spettacoli sponsorizzati soprattutto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali o dagli enti locali.
I due attori interrpretano ogni volta una pièce che, in contesti museali e monumentali di grande significato (dal Vittoriale sul Garda a Castel S. Angelo a Roma, dalla casa-museo del Petrarca ad Arquà al Castello Estense di Ferrara), alla presenza del pubblico ripercorre un preciso momento della storia. Interpretando, ogni volta, una coppia famosa o una serie di personaggi dalle vicende strettamente legate a quel contesto (d’Annunzio e la Duse, Petrarca e Laura, ecc…), “teatrOrtaet” permette al pubblico di capire meglio l’ambiente storico-artistico in cui si trova, e cogliere anche quelle che sono, spesso, le radici antiche di problemi moderni. Il tutto, con grande attenzione sia alle vicende storiche (accurata è la ricerca alla base dei testi, scritti da Bertinelli) che ai costumi dell’epoca, minuziosamente ricostruiti nei dettagli.
Bertinelli, autore d’una decina di commedie, in teatro dal 1980, dal 1990 ha lavorato per Venetoteatro; poi, dal ’92, per il Teatro Stabile del Veneto “Carlo Goldoni”. Vincitore di alcuni premi nella regia teatrale, dal 2004 si dedica esclusivamente alle produzioni di teatrOrtaet. Alessandra Brocadello, debutta in teatro già nel ’95; laureata in Psicologia nel 2002, nel 2000 ha iniziato la sua formazione in teatroterapia, divenendo, nel 2002, socio fondatore della Federazione Italiana Teatroterapia (FIT) e iniziando (2003) il sodalizio artistico con Bertinelli. Ultimo spettacolo della coppia, “Giotto sotto le stelle”: ambientato (dall’1 al 6 settembre) nella storica Cappella degli Scrovegni di Padova (la cui nuova illuminazione sarà presentata in occasione della prossima visita in città del ministro per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini).
S’è trattato di un itinerario in 3 tempi, con partenza (e ritorno finale) dal Chiostro degli Eremitani, e piena immersione nell’ammaliante atmosfera della Cappella affrescata da Giotto. Tra i personaggi, figure come Chiara d’Assisi, che seguì Francesco nella scelta di “santa povertà”; Sant’Antonio e la Beata padovana Elena Enselmini (morta, giovanissima, nel 1231), che, sulla loro scia, sono stati a Padova i massimi testimoni d’un’esistenza protesa all’“imitatio Christi”, al ravvedimento dai vizi della violenza, dell’usura (contro la quale s’impegnò particolarmente Antonio da Lisbona-Padova), dell’invidia.
Allo stesso modo, nella parte finale della visita, è evocato un coetaneo (e, secondo la tradizione, amico) di Giotto, Dante Alighieri: che scrisse la sua opera più famosa, la Divina Commedia, dal 1306 in poi, quando il capolavoro giottesco era già compiuto, ma che tratteggiò, nelle sue terzine infernali (XVII canto), un indelebile ritratto di Rinaldo Scrovegni (padre di Enrico), ricchissimo committente della Cappella.
Da venerdì 8 a domenica 10 settembre, invece, “teatrOrtaet” sarà in scena a Roma, nella magica atmosfera di Castel Sant’Angelo. Nel contesto della rassegna “Art City”, ideata e organizzata da Edith Gabrielli, direttore del Polo Museale del Lazio, e curata da Anna Selvi, va in scena lo spettacolo “Castel Sant’Angelo allo specchio. I volti segreti della storia”: carrellata di personaggi, tra i grandi protagonisti del Cinquecento romano. In 2 spettacoli (alle 20,30 e alle 22, vedi i siti www.teatrortaet.it e www.visiteanimate.it, e il sito del Museo, www.castelsantangelo.com), i due artisti condurranno il pubblico nella Roma rinascimentale: inerpicandosi dal Cortile dell’Angelo al Giretto di Pio IV, sino alla fastosa Sala Paolina, il cuore degli appartamenti di papa Paolo III Farnese, con vista immediata sulla splendida Loggia di Giulio II.
La prima parte della “visita animata” è centrata sul cinquecentenario della “protesta” luterana con l’affissione delle 95 tesi (sulla porta del Duomo di Wittenberg, il 31 ottobre 1517). Un evento che cambia il destino delle genti germaniche, a cui Lutero (uno dei personaggi interpretati da Carlo Bertinelli) fa appello, invitandole alla riscossa contro le esose tasse papali. Dieci anni dopo, gli eserciti di Carlo V, forti anche di migliaia di lanzichenecchi luterani, nella guerra della Lega di Cognac (animata da Francesco I contro Carlo V) metteranno a ferro e fuoco l’Urbe: un trauma, questo del Sacco di Roma, che – vedi le testimonianze di storici di rilievo, come il francese Andrè Chastel – cambierà nel profondo il clima culturale della penisola. Sempre Bertinelli, poi, è Papa Clemente VII Medici, imprigionato appunto in Castel S. Angelo, assediato dai lanzichenecchi. Poi, la galleria dei personaggi femminili, resi con altrettanta versatilità da Alessandra Brocadello: Isabella d’Este, che ha indugiato a Roma per ottenere il cappello cardinalizio per il figlio Ercole e sfugge a malapena alla furia dei saccheggiatori, grazie all’intervento dell’altro figlio, Ferrante, generale degli Imperiali. Giulia Farnese, artefice dell’ascesa della famiglia e musa ispiratrice di suggestive allegorie. Sino agli artisti decoratori di Castel S. Angelo: da Perin del Vaga, discepolo di Raffaello e principale decoratore degli appartamenti papali, a Michelangelo, autore, a Castel Sant’Angelo, della facciata della cappella di Leone X. Ci sono, infine, i portavoce delle esigenze d’ autentica riforma presenti nello stesso mondo cattolico: come il cardinale inglese Reginald Pole, legato pontificio alle prime fasi del Concilio di Trento, e la sua “figlia spirituale”, la poetessa Vittoria Colonna, tanto cara a Michelangelo.
I visitatori giungono infine all’ultima tappa: legata all’altro grande centenario attuale, quello della Grande Guerra, follia collettiva dell’Europa giunta, un secolo fa (proprio ad agosto 1917, Benedetto XV definiva il conflitto “un’inutile strage”), sull’orlo del suicidio. Alla Prima guerra mondiale, infatti, sono ispirate le decorazioni liberty di Duilio Cambellotti (1876-1960) delle tre sale dell’ultimo piano del castello. Sala delle Colonne, Sala dei Corpi speciali e Sala della Cavalleria vengono raccontate dallo stesso Bertinelli/Cambellotti, e da un personaggio femminile che esprime, nei versi di Ungaretti e nel canto della storica canzone “O’ surdato ‘nnamurato”, di Califano-Cannio (osteggiata, ai tempi di Caporetto, dalle alte sfere militari, perchè ritenuta un sostanziale invito alla diserzione!) l’emozione struggente della memoria. Al tema della Prima guerra mondiale nel ricordo collettivo, del resto, i due artisti, entrambi padovani, sono particolarmente legati: nell’altro spettacolo “La Grande Guerra” andato in scena al Nord dal 2008 al 2016, tra i personaggi figuravano Treves, d’Annunzio, Benedetto Croce e un convincente Filippo Turati (colto nei giorni in cui, con coraggio e lungimiranza, dopo la disfatta di Caporetto esortava il Paese alla resistenza collettiva contro il nemico).
Fabrizio Federici