Ai rapporti tra arte, fede e società ( temi di cui si sta occupando, nel suo magistero, Papa Bergoglio) era stato già molto attento anche Papa Ratzinger. Del quale, Mons.Jean Marie Gervais, prefetto coadiutore del Capitolo vaticano, e presidente dell’associazione “Tota pulchra” (che, nata nel 2016, cerca di far crescere nela società la consapevolezza dell’importanza dell’ arte, come progetto d’emancipazione sociale e strumento d’evangelizzazione), insieme al vaticanista Alessandro Notarnicola, ha raccolto, in un volume di pregio (“Benedetto XVI – L’arte è una porta verso l’infinito”, prefazione del Cardinale Angelo Comastri, Fabrizio Fabbri editore, 2017, E. 120), tutti gli interventi fatti su questi temi, dal 2002 sino agli anni del Pontificato.
Con speciale rilievo per il discorso del 21 novembre 2009 (per l’incontro, nella Cappella Sistina, con una rappresentanza di artisti di tutto il mondo): in cui Benedetto XVI richiamava esplicitamente il celebre messaggio agli artisti di Papa Paolo VI, per la chiusura del Concilio (dicembre 1965), centrato sui legami proprio naturali tra fede e arte, in quanto finestra spalancata sull’immaginazione, e quindi sull’ Infinito.
“Teologia Estetica per un Nuovo Rinascimento”, è il sottotitolo del libro. E in effetti, un preciso filo conduttore lega tutti questi interventi: anzitutto l’idea che l’arte, come disciplina a sé, ed “espressione sentimentale immediata” ( per usare le parole di Benedetto Croce), sia per sua natura un’ esplorazione, da un lato, delle vie dello spirito, verso l’ inconscio; dall’ altro, dei sentieri dell’infinito, alla logica ricerca di Dio. “Persino quando scruta le profondità piu’ oscure dell’anima o gli aspetti piu’ sconvolgenti del male, l’artista si fa in qualche modo voce dell’ universale attesa di redenzione”, scrive Giovanni Paolo II nella “Lettera agli artisti” ( citata appunto dagli autori del saggio, pp. 48- 49). Ecco allora – sottolineano Gervais e Notarnicola – l’importanza dell’arte sia come strumento collettivo di liberazione, creazione ( in piena, possibile collaborazione tra credenti e laici) d’ una società migliore, sia come forte strumento d’evangelizzazione. Per questo, ricordava Beenedetto XVI nel discorso appunto del novembre 2009, Paolo VI, sempre nella Cappella Sistina, il 7 maggio 1964, incontrando artisti di tutto il mondo aveva esclamato “Noi abbiamo bisogno di voi “. Ecco, allora, il riproporsi, nella storia, d’uno speciale rapporto tra Chiesa e artisti: spesso condizionato, certo, dalla logica del potere e dell’affermazione sociale, ma concettualmente nato appunto dalla consapevolezza, nei Papi piu’ illuminati, di questo sottile filo rosso ( da Michelangelo e Giulio II a Giovanni XXIII e Giacomo Manzu’, sino allo speciale rapporto tra Papa Francesco e lo scultore argentino Alejandro Marmo).
Completano il volume un saggio critico di Mariano Apa, che interpreta i vari testi di Benedetto XVI; e una serie di tavole a colori dell’artista Bruno Ceccobelli.
Fabrizio Federici