Piazza Montecitorio, ieri, dalle 11 e per circa un’ora, ha accolto la protesta delle delegazioni del comparto di sicurezza giunte da più parti del Paese a Roma. Alla prossima Legge di Stabilità, alle soglie del rinnovo del contratto di lavoro, poliziotti del Sap, agenti penitenziari del Sappe e vigili del fuoco del Conapo, nello slargo davanti al Palazzo, hanno espresso a gran voce il loro malcontento chiedendo un’inversione di tendenza al Governo per una messa in sicurezza della sicurezza tout court.
Omessi volutamente la citazione di numeri e di nomi. Protagonista è ben altro. Sul palco e sotto il palco la denuncia continua per i tagli lineari all’apparato, con riduzione minimale di tutte le componenti dell’organico, dalle risorse umane ai mezzi e all’equipaggiamento fino agli stipendi. Dal palco, durante, la notifica ad un sistema – secondo i responsabili della manifestazione e i manifestanti – che non considera adeguatamente chi presta servizio per le strade, nelle carceri, fra i luoghi del sisma o degli incendi. Dal palco, prima della chiusura, l’appello affinché si svolgano analisi comparate, a parità di ruolo e competenze, per i trattamenti economici – uniti a sacrifici delle famiglie – con i paesi europei, analoghi politicamente, economicamente e socialmente all’Italia, a conferma, nel settore, di una nostra posizione da fanalino di coda. Dal palco, al termine, la preghiera al Governo di una sana riforma, nella Legge di Stabilità, ad hoc per la sicurezza.
Garanzie al comparto di sicurezza del Paese per garantire sicurezza al Paese, in breve, il leitmotiv tra interventi politici e sindacali, partecipanti e civili astanti. A colpo d’occhio, quasi un gioco di parole. La sintesi della mattinata, di converso, non è affatto un gioco ma riguarda la responsabilità e la tutela di un bene primario qual è quello della sicurezza della comunità tutta, forze in campo e cittadini.
Maria Anna Chimenti