Quindici anni. Ha tenuto a sottolinearlo il Presidente del Consiglio Gentiloni durante la conferenza stampa del Consiglio dei Ministri: dopo quindici anni di discussioni parlamentari e intoppi di vario genere che hanno portato all’implosione delle iniziative dei precedenti governi, il merito di esser riusciti a trovare una soluzione “giusta” ed “equilibrata” in tema di intercettazioni, spetta al suo.
Su proposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo che riforma la disciplina delle Disposizioni in materia di intercettazione di conversazioni o comunicazioni. Il testo dovrà ora passare all’esame delle commissioni Giustizia per i pareri e poi tornare in Cdm. Il provvedimento- ha spiegato il Ministro della Giustizia- interviene su un punto specifico: la procedura attraverso la quale vengono selezionate le intercettazioni e le modalità attraverso cui vengono utilizzate come strumento di prova.
Punti previsti dal decreto. La parole del Ministro Andrea Orlando
Il decreto prevede un primo vaglio effettuato dalla polizia giudiziaria sotto controllo del magistrato che conduce le indagini volto a eliminare ciò che non è penalmente rilevante. La medesima operazione è effettuata in seconda istanza dal magistrato stesso. Orlando sottolinea la possibilità di ricorso al meccanismo del contraddittorio per la verifica, insieme con la difesa, della natura penale di quanto prodotto. In caso di mancato accordo l’ultima parola è rimessa a un giudice terzo.
Prevista la presenza di un archivio riservato nel quale inserire il materiale non penalmente rilevante e una serie di previsioni puntuali che secondo l’avviso del ministro rafforzerebbero la difesa, come il divieto di trascrizione delle intercettazioni tra cliente ed avvocato.
Vincoli questi che non respingono la capacità di indagine ma riducono il rischio della fuga di notizie quando non siano penalmente rilevanti. Orlando non nega che quanto espresso richiederà una modifica dell’assetto delle procure e innovazioni tecnologiche da definire, ma l’obiettivo è chiaro: una maggiore responsabilizzazione di chi gestisce tali informazioni e il diritto al ricorso al contraddittorio per l’esclusione di quanto attenga alla sfera personale dell’individuo.
Il ruolo degli avvocati e dei giornalisti. M5S: “legge bavaglio”
Oltre alle critiche durissime arrivate dal Movimento 5 stelle che parla di “bavaglio per i giornalisti”, contrari alla legge anche avvocati e penalisti che parlano di “arretramento” e di indebolimento del ruolo della difesa per via dell’esclusione del diritto di copia cartacea di intercettazioni (onde evitare la diffusione). Il lavoro del PM, sottolineano, parte in anticipo con la comunicazione delle procedure che la polizia giudiziaria è chiamata ad attuare con la conseguenza di un ulteriore allungamento delle procedure processuali.
Non meno dura la risposta del segretario generale e del presidente della Fnsi e Giuseppe Giuietti :«L’approvazione delle nuove norme sulle intercettazioni non potrà mai far venir meno il diritto-dovere del giornalista di pubblicare qualsiasi notizia, anche coperta da segreto, che abbia rilevanza per l’opinione pubblica e che implichi l’interesse dei cittadini ad esserne messi a conoscenza, così come ha più volte ribadito la Corte europea dei diritti dell’uomo», e aggiungono: «Il giro di vite sulle intercettazioni non è stato però accompagnato da alcuna norma per tutelare i cronisti minacciati e scoraggiare l’uso e l’abuso delle cosiddette “querele bavaglio”. Evidentemente quest’ultima non è considerata una priorità».