Nel titolo le parole ad litteram, tratte dalla dichiarazione, tradotta dall’Ambasciata di Palestina in Italia, del Ministero degli Esteri della Palestina in risposta all’annuncio di Donald J. Trump su Gerusalemme, espresso nella giornata di ieri.
Di seguito, i documenti ricevuti, integralmente proposti, sia nella versione in italiano sia nella versione in inglese: dichiarazione-del-ministero-degli-affari-esteri-stato-di-palestina-trad; state-of-palestine-ministry-of-foreign-affairs-statement.
La notizia del presidente americano Trump di dislocare l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, in linea con il programma istituito durante la sua campagna elettorale presidenziale, ha provocato l’intervento di Papa Francesco a tutela della pace – con un appello rivolto a tutti i Paesi, a recuperare saggezza e prudenza, e a favore di un ripensamento sulla conferma della risoluzione unilaterale – e le critiche dall’ONU oltre a decise e numerose reazioni internazionali. L’inquietudine e l’apprensione minano su larga scala accordi e sicurezze mondiali scuotendo le nazioni del pianeta intiero, dalla Cina a Londra, dall’Australia all’Arabia Saudita al presidente francese Macron a quello turco Erdogan.
Gerusalemme è stata riconosciuta capitale di Israele, spostando gli equilibri geopolitici nel Medio Oriente. I timori, per un eventuale reiterare della protesta filopalestinese e del mondo, sono confermati dagli accadimenti nelle ore successive al discorso ufficiale, pronunciato mercoledì dalla White House, fino a quelli di qualche momento fa, con il numero dei feriti palestinesi – che ammonta già a cento – nella babele delle notizie in divenire provenienti dalla Striscia di Gaza. Non sono mancate le dichiarazioni di Abu Mazen, presidente palestinese, e del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Il quadro attuale vede le autorità palestinesi proclamare lo sciopero generale, una crescente preoccupazione internazionale per la decisione statunitense, mentre breaking news arrivano da Gaza, dove un gruppo jihadista salafita ha lanciato razzi verso Israele provocando la risposta dell’esercito israeliano, a colpi di tank, all’indirizzo delle postazioni di Hamas sul territorio della Striscia.
Il cammino è lungo per mettere in pratica la scelta del presidente Donald J. Trump. I dati conosciuti riferiscono ben quattro anni per concretizzare lo spostamento dell’ambasciata statunitense dall’attuale ubicazione. La speranza sincera è che nel frattempo, attraverso intenti e negoziati pro eque-leggittimizzazioni, si realizzi presto quella visione, tanta anelata, di due Stati e dei loro rispettivi popoli, conviventi in pace e sicurezza, con Gerusalemme capitale di Israele e della Palestina, in base ai principi e alle regole dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Maria Anna Chimenti