Al “Quirino”, sino al 17 dicembre, per iniziativa di Artisti Associati, Pierfrancesco Pisani e Parmaconcerti, in collaborazione con Comune di Pesaro/AMAT, è in scena “Mariti e mogli”: pièce teatrale che Monica Guerritore ha tratto dalla sceneggiatura originale dell ‘omonimo film di Woody Allen del 1992.
La trama è semplice: Jack (Ferdinando Maddaloni, sulle scene del Quiriino) e Sally (Monica Guerritore) stanno per divorziare, dopo molti anni di matrimonio e con figli, e chiedono aiuto a una coppia di amici, Gabe (Cristian Giammarini) e Judy(Francesca Reggiani). Dopo avere sperimentato avventure extraconiugali, il loro progetto di divorzio rientra, ma, paradossalmente, alla fine saranno Gabe e Judy a decidere di separarsi.
Monica Guerritore, però, ha reinventato fortemente l’ impianto della storia: che è concentrata tutta secondo i prrincìpi delle tre celebri unità teatrali aristoteliche (di tempo, di luogo e d’ azione).
Tutto accade in una notte piena di pioggia, in un luogo che, col passare delle ore, diverrà (scene di Giovanni Licheri e Alida Cappellini, luci di Paolo Meglio) una sala da ballo, una sala d’attesa, un ristorante deserto: e che costringe gli otto personaggi (mariti, mogli, amanti e altro…) a un girotondo di piccole anime, che girano e rigirano intrappolate nell’ insoddisfazione cronica d’ una banale vita borghese. Non abbiamo, in questa pièce, le tragiche grandezze familiari di Strindberg o del Joyce di “Esuli”: abbiamo, semmai, revocata con altrettanta meaestria, la “banalità del male coniugale” delle ultime scene di “Danza macabra” (sempre di August Strindberg), o del Patroni Griffi di “Metti una sera a cena”.
“Tradendo l’ ambientazione del film (Manhattan e altro)”,scrive la Guerritore nelle note di regìa, “evoco nel luogo teatrale unico i luoghi delle vite coniugali; e nelle simultaneità delle relazioni e degli intrecci clandestini, nelle rotture e improvvise riconciliazioni percepisco le ‘piccole altezze degli esseri umani’, cosi familiari a Bergman, a Strindberg”.
Fabrizio Federici