Stazione Termini, ingresso piazza dei Cinquecento. Marciapiede antistante la biglietteria dei treni delle Ferrovie dello Stato, il terminal per l’aeroporto di Fiumicino, le scale mobili per la metropolitana capitolina, e prospiciente la fermata dei taxi e il capolinea di parte degli autobus di linea a Roma. Eccolo lì, l’Albero di Natale allestito per le festività di quest’anno. E’ enorme, emerge superlativo e conico verso il soffitto, predominato da verde e addobbato da mille lucine, qualcuna ad intermittenza, la base larga e pezzata qua e là da bianco, giallo e rosso irregolare. Le grandi vetrine dietro, rimandano l’immagine dell’Albero di Natale all’interno della struttura, fra le colorate e scintillanti decorazioni natalizie. Fin qui niente di straordinario. Eppure qualcosa di diverso sopravviene. Un attimo ancora per una digressione di considerazioni.
La stazione è la metafora della fretta, del transitorio e di tutto ciò che è legato al passaggio veloce, alla sosta breve: è il tempo necessario alla tappa di coincidenza. La stazione è non-luogo per antonomasia: zona in cui si agisce essendo al contempo sia presenti sia assenti; sguardi che non s’incontrano davvero e, quindi, non si riconoscono; non c’è approccio. Ricordando – senza citarli nel dettaglio – studi, tesi e scritti di Marc Augé, Zygmunt Bauman, Michel Foucault, la stazione implica nessun rapporto umano, nessuna relazione, nessuna generazione di senso. L’Albero di Natale, probabilmente, un senso lo ha generato, un significato specifico e circoscritto, non diverso da quello proprio che gli competerebbe normalmente il suo uso. Procediamo con lo stretto necessario, gioendo della suggestione.
Ma cosa c’è di speciale, che incuriosisce tanto la gente da farla fermare e, poi, attenta, lasciare in sosta la busta della spesa, la valigia, la ventiquattrore, lo zaino, il trolley, e girare attorno all’Albero di Natale, selfarsi e fotografare, scambiare sorrisi, parole, carta e penna con il passante vicino occasionale? Il tempo sembra non contare più nulla per chiunque attraversi il marciapiedi, passando accanto all’albero, sia di giorno sia di sera. Nel nostro Paese e – a quanto dimostrano i fatti narrati di seguito – non solo in esso, le buone tradizioni né si disperdono né si distraggono: Natale è sinonimo di regalo, di dono, di fede e di festa e di auguri, di buoni propositi e lettere a Babbo Natale. Quest’ultime non sono più un lusso per nessuno: piccoli e grandi, giovani e anziani, stranieri e italiani hanno riempito nei giorni scorsi e compilano adesso quei foglietti – indirizzati a Babbo Natale – svolazzanti desideri ed auguri, ricoprendo, sino a ieri, ad altezza d’uomo, l’albero animato della Stazione Termini. Le lettere, assicurate ai rami e alle foglie, contengono inaspettate ammissioni e apprensioni; imprevedibili ambizioni e voglie; non mancano a sorpresa fantasie, sogni e speranze; ci sono dedicati ringraziamenti e perfino casuale umorismo. Non si conosce il nome di colui, o colei, abbia iniziato per primo a mettere nero su bianco emozioni e richieste, fissate all’albero. Né tantomeno giungono voci circa l’origine del gesto: se questo sia stato dettato da piacevole ilarità, sincera convinzione, frutto di noia e/o d’attesa oppure determinato dall’impostare semplice scenografia inventata al momento. La cosa certa è che l’idea ha avuto consensi, da quell’istante in poi, c’è stata un’escalation di condivisioni per l’insolito carteggio, che fa divertire l’animo e svagare le coscienze di passanti e viaggiatori. Rimanendo sul binario – a proposito di stazione – si potrebbe aderire all’invito temporaneo per superare la condizione di realtà, senza abbandonare il senso comune, e spartire il rischio e l’avventura dell’immaginazione, separandosi dallo scetticismo, sostenendo con ironia la lettura delle prossime righe, pur di concludere con spirito la curiosa notizia del corrente periodo natalizio.
E di tutto questo, il simpatico Babbo Natale che ne pensa? Non potendo esaudire la preghiera di un’intervista in esclusiva – visti i tempi stretti di organizzazione, di logistica e di consegne – Babbo Natale, direttamente dal Polo Nord, ha, cortesemente, replicato, alla domanda precedente, affermando che Farò il possibile per non disertare le aspettative degli scriventi e appagare i loro desideri. E’ il mio lavoro. Un’attività a cui dedico un intero anno e che svolgo in un’unica notte per far felice l’umanità tutta. Certo il modo in cui ho ricevuto le richieste non è quello solito, ma non sarà un problema recapitare i regali. A dir la verità, oggi come oggi, mi sarei aspettato dei post più che della posta! e risolve con la sua esemplare risata.
Maria Anna Chimenti