«Nicola Zingaretti ieri mattina all’Ideal Standard ha usato espressioni inconsuete, tanto forti quanto nette, arrivando a giurare dinanzi ai lavoratori di non lasciare nulla d’intentato per costringere la proprietà a rivedere la decisione di chiudere l’impianto di Roccasecca. La crisi dell’Ideal Standard guarda oltre la siepe a partire dalla denuncia di Francesco Borgomeo, esperto di processi di riconversione industriale, e da alcune analisi sociologiche emerse in questi giorni sulla crisi industriale nella nostra provincia.
L’impegno del Governatore del Lazio non potrà limitarsi alla vertenza Ideal perché il giudizio di un manager e di uno studioso converge sull’allarmante declino e richiede un impegno costante di tutti gli amministratori se si vuole disporre di una significativa presenza di imprese del settore industriale.
Alcuni sociologi richiamano le caratteristiche storiche e socio-economiche del territorio che possono essere considerate poco compatibili con attività industriali, non a caso dipendenti da altri insediamenti nel nord Italia o all’estero e quanto la crisi attuale sia conseguente al riposizionamento delle imprese di questo settore nelle località d’origine in risposta all’entrata di paesi di più recente industrializzazione nelle produzioni di largo consumo.
Queste considerazioni sollecitino gli amministratori locali a sostenere la valorizzazione del territorio e lo sviluppo delle attività che formano il settore turistico e con esse quelle culturali.
Francesco Borgomeo, d’altronde, riporta l’esperienza della riconversione avviata alla ex-Marazzi di Anagni, ma nel contempo denuncia la solitudine in cui viene a trovarsi chi prova ad innovare per la sordità di chi, responsabile politico o burocratico, è chiamato a pronunciarsi su processi d’innovazione in grado di rimettere nel mercato aziende che diversamente ne sarebbero fuori con la conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro. L’ovvia conseguenza di questo modo bizantino di considerare questioni rilevanti –che invece richiederebbero sollecite decisioni – è la rinuncia ad investire nel nostro territorio da parte d’importanti imprese straniere.
Borgomeo non vede come ineluttabile il declino delle imprese industriali nel nostro territorio, ma denuncia la grave sottovalutazione della classe politica locale che rischia di trasformare la nostra provincia in un territorio ampiamente dipendente dalla finanza pubblica e quindi in gran parte assistito.
Da anni noi, della Rete La Fenice, che sosteniamo l’espansione e il sempre maggiore radicamento del progetto di Area Vasta Smart ( AVS), siamo convinti della possibilità di evitare la spoliazione di questa periferia facendo entrare in gioco altri soggetti del mondo della ricerca e della tecnologia avanzata assieme alla classe di amministratori locali. In particolare sosteniamo che di uno zoccolo industriale non si possa fare a meno perché è quello ove è più forte la sollecitazione ad innovare e quindi ad alzare il livello di competitività del territorio; allo stesso tempo si può dire che esperienze come quella della FCA e Piedimonte San Germano rappresentano una modalità di produzione del passato mentre si devono prevedere imprese nel settore ambientale sia per produrre manufatti che per incentivare lo sviluppo dell’economia circolare, riutilizzando i materiali di scarto da cui siamo sommersi con costi sempre più crescenti. Tutto ciò è stato ratificato con un protocollo di intesa a firma di molte realtà partner dell’AVS a partire dal Settore ambientale che ha molto da condividere con quello della tutela del territorio e del rinnovamento del patrimonio edilizio, obsoleto e pertanto nuovo campo d’innovazione del comparto delle costruzioni e dell’edilizia.
È per questo che per noi l’AVS rimane la risposta più efficace e pronta all’uso: è all’interno dell’ambito in cui tutte le risorse finanziarie attivabili devono essere indirizzate che si deve fare leva ed è in questa nuova frontiera industriale -che porta i germi di tanto terziario avanzato – la marcia in più per vincere la sfida della competitività e della nuova occupazione nella nostra Provincia».
Giuseppina Bonaviri