di Alberto Zei
Si tratta di una realtà diversa e inedita dopo oltre due millenni di storia del cristianesimo che vedrebbe per analogia il nascituro Gesù, Giuseppe e Maria, trattati alla stregua di emigranti costretti prima ad abbandonare la propria terra e non accolti poi in terra straniera.
La persecuzione – Non furono né gli ebrei né i romani che perseguitarono la Famiglia di Giuseppe quando questa si recò a Betlemme. Sono quindi fuori della realtà storica e religiosa le affermazioni secondo cui il trasferimento avvenne per opera della persecuzione nei confronti della Famiglia del nascituro Gesù, che fuggiva appunto, dalla propria terra.
Ma vediamo con ordine, nel merito delle recenti ingiuste critiche mosse agli ebrei quanto fu realmente duro “fuggire” per Giuseppe e Maria, in analogia di come allora, così come riportano alcuni media,, vi sono oggi gli oppressi che fuggono dalla propria terra per sopravvivere.
E’ a tutti noto che dopo il concepimento del Cristo, il nucleo familiare si componeva della stessa Maria, di Giuseppe e in senso allargato, anche dall’asinello con il quale si trasferivano da Nazareth a Betlemme. Questi però non abbandonavano la propria terra nativa per sottrarsi ai soprusi che avrebbero subito. Infatti, va detto che non stavano affatto fuggendo; né, si recavano in una città straniera, in quanto si trasferivano all’ interno della stessa Palestina da Nazaret in cui si trovavano, a Betlemme, città natale di Giuseppe e del di lui padre, Giacobbe.
Il censimento – In quell’anno in cui nasceva Gesù, veniva fatto dalle autorità romane un censimento della popolazione dell’impero. Quindi Giuseppe e Maria dalla città di Nazaret in Galilea dove si trovavano in quel tempo, dovevano recarsi in Giudea a Betlemme che allora era la Città di Davide alla quale Giuseppe apparteneva, a compiere questo dovere, imposto a tutti cittadini e consistente nel fornire alle autorità locali i dati della loro stessa presenza.
Ma allora, di quale costrizione si parla? Lasciare la loro terra, confusa con Nazaret, per recarsi nella loro vera terra natia che era invece Betlemme, per essere censiti?
Per quanto riguarda un viaggio difficoltoso anche per quei tempi, potrebbe essere anche vero, ma tra Nazaret e Betlemme non vi è deserto da superare ma una ragionevole distanza nella valle del fiume Giordano con alcune città lungo il percorso. Considerare quindi quel viaggio una costrizione pericolosa per compararlo in modo emblematico a quello degli emigranti, è francamente una esagerazione.
L’accoglienza – Anche qui, non vanno confuse le cose. L’accettazione della Famiglia del futuro Cristo nel luogo di raccolta dei cittadini da censire che si recavano nella loro terra di origine per questa circostanza, era sì, gestita da ebrei. Ma si trattava soltanto della praticità e se vogliamo, anche della sensibilità dimostrata, per la condizione della gravidanza di Maria, giunta al suo limite. In vista dell’imminente parto, questa non poteva avere accoglienza in un luogo come il caravanserraglio in cui si era presentata.
Ecco che da qui non si può dire, né pensare che Giuseppe e Maria siano stati cacciati, così come attualmente per analogia con gli immigrati qualcuno vorrebbe dar ad intendere. Non vi era nessun comportamento immorale o persecutorio subito da Giuseppe e Maria quando stava per dare alla luce Gesù. Di conseguenza non è plausibile alcun ragionevole confronto con coloro che emigrano a causa della persecuzione in patria, con la famiglia di Giuseppe che avvalendosi di un asinello, al contrario, si recava ad adempiere al dovere civico all’interno della terra di appartenenza, malgrado lo stato di disagio per l’imminente parto.
Né d’altra parte sembra rispondere all’ essenza della bimillenaria tradizione cristiana trasformare il cristianesimo in un mezzo per accordarsi a senso unico con tutti. Così come selezionare ossessivamente dai problemi degli italiani, la “sofferenza” degli attuali immigranti, quando almeno l’ottanta per cento del flusso migratorio non fugge da alcuna persecuzione, ma insegue un diverso benessere economico che nella propria terra nativa non ha mai posseduto e forse non ha neppure mai cercato.