«Il 2017 ei chiude con due appelli, quello del Presidente e quello del Papa, che ci fanno assai riflettere spingendoci sempre più a proseguire sulla via del cambiamento. Oltre loro, in Italia, si intravede il vuoto ed il nulla di una socio-politica senza più mordente, incapace di decidere ed innovare, di emozionare.
Intanto in Francia Macron non smette di agire, rilanciando gli obiettivi del suo governo per il 2018 quali l’ Unione europea, la lotta al terrorismo, il clima e l’unità della Francia, mentre in Germania la Merkel preme sul rafforzamento della coesione dell’Unione europea che, per la Germania, appare la questione decisiva dei prossimi anni. Nel frattempo a Teheran proseguono le proteste ed i morti in piazza, invece Putin parla di coesione, amicizia, amore disinteressato per la Russia, che farebbero moltiplicare le forze per azioni meritevoli e grandi risultati futuri. Kim dice agli Usa che il pulsante nucleare è pronto sul suo tavolo, confermando i toni di sfida e minacciosi nei confronti degli Stati Uniti e del presidente Trump, mentre quest’ultimo, per chiudere l’anno in bellezza, fa gli auguri al veleno ad Obama e a tutti i suoi nemici e persecutori.
Tornando a noi, parlare del 2018 vuol dire parlare di politica – quest’anno ne sarà pieno – e di quella politica che non riesce a riprender fiato, che non è più patrimonio delle persone comuni ma che rimane prigioniera di micro clan attrezzatissimi a fare affari, che pensano solo ai propri personali interessi. Eppure la politica del 2018 per la prima volta sarà senza finanziamento pubblico, un evento assai importante: chi paga e chi manipola? In superficie sembra che la discussione verta sulle liti di coalizioni, alleanze, candidati ma in verità è pura finzione perchè tutto è già stato deciso nei palazzi. Spettacoli scontati per l’elettore che ne ha viste tante dietro una democrazia liberal-rappresentativa che se la passa assai male.
Andremo al voto nazionale, andremo al voto regionale, andremo al voto in molte amministrazioni locali, la musica rimarrà la stessa. Collegi blindati e liste bloccate come se gli elettori fossero dei robotini pre-programmati. Tutti i partiti avranno i loro collegi certi dove candideranno i loro preferiti obbligando l’elettorato a non poter scegliere nulla. Tutti i partiti avranno un Mario, un Francesco, un Nicola, un Massimo, un Matteo, un Mauro, un Carlo, un Sergio, un Maurizio, un Paolo, un Marco, un Luigi, un Antonio – esaltato da smanie di leaderismo politico – che andrà inserito e sostenuto. Tutti i partiti avranno un tesoretto nascosto, un pacchetto di voti-votivi e di promesse da mantenere, di consultivi da garantire, di posti di sottogoverno da mantenere. L’ipotesi complessa di formare un nuovo governo è poi rafforzata dal quadro politico con tre blocchi e da una legge elettorale che difficilmente consegnerà una maggioranza solida. I simboli potranno essere depositati al Viminale tra il 44esimo e il 42esimo giorno prima del voto (dunque tra il 19 e il 21 gennaio). Le liste dovranno invece essere presentate tra il 35esimo e il 34esimo giorno prima del voto (dunque tra il 29 e il 31 gennaio). Dunque, ad oggi con la pace dei sensi, tutti candidati ma nessuno candidato, almeno fino a queste scadenze.
Nessun laboratorio politico alternativo sarà possibile allora? Staremo a vedere perché il 2018 si presenta come anno di lotta per il raggiungimento della pace, come un anno di pianificazione per ottenere i cambiamenti richiesti nel mondo, come l’anno delle doppie preferenze dove le donne potranno finalmente fare la differenza. Il rispetto dell’interesse collettivo e la concretezza delle azioni e delle decisioni democratiche non saranno, da noi, lasciate al vento».
Giuseppina Bonaviri