Presso la sede dell’ Università telematica “Unipegaso”, a Palazzo Bonadies Lancellotti nel centro storico, è stato presentato il libro di Simona Agostini “La Cina non corre…vola! Economia e attualità cinese” (Intermedia edizioni, 2018), a quasi settant’anni dall’ instaurazione del regine comunista e a quasi trenta dalla spietata repressione della rivolta di Tienanmen. “Un saggio – ha precisato Alessandro Bianchi, Rettore di Unipegaso – che fa il punto sulla situazione d’ un Paese che, marciando a una media di crescita annuale del PIL pari al 7% , tra 20 anni sarà il piu’ grande del mondo. A maggior ragione di fronte a un’America in netto declino, e a un’Europa incerta sul da farsi. Un Paese che persegue un sogno di capitalismo globale, pur continuando a definirsi Repubblica socialista ; e che ora (diversamente dagli USA, N.d.R.) vuol iniziare a porre riparo ai danni provocati, in 70 anni, all’equilibrio ambientale”.
Aperto da un’ introduzione del giornalista Antonio Magliulo, docente di Economia del Turismo all’ Università “UNINT” (“Nel mondo di oggi, i protagonisti devono capire che il protezionismo non difende gli interessi nazionali d’ un Paese, ma, semmai, quelli solo di alcuni gruppi sociali; la Cina oggi è in bilico tra un modello economico basato sulle esportazioni, che a volte la porta a ricorrere ancora a misure protezionistiche, e un altro maggiormente centrato, invece, sul suo mercato interno, sulla crescita di salari e consumi,e, quindi, anche delle importazioni dall’ Europa”),il dibattito ha focalizzato luci e ombre della crescita del gigante asiatico. Tra le prime – ha ricordato Maarten van Aalderen, Vicepresidente dell’ Associazione Stampa Estera – c’è senz’altro il grande progetto della nuova “Via della seta”, presentato dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013: che si snoda su due rotte, una via economica terrestre che attraversa tutta l’ Eurasia, partendo dalla Cina sino alla Spagna, e una marittima, che mira a un rafforzamento dei collegamenti con l’Europa e con l’Africa. Per questo progetto, son stati già investiti tra i 4 e gli 8 trilioni di dollari: è evidente che, per l’ Italia, si aprono importanti opportunità ( che interesseranno soprattutto i porti di Trieste, Venezia e Genova, N.d.R.), mentre la Cina svilupperà, così, i settori in cui è già all’avanguardia ( alta tecnologia, robotica, sfruttamento dell’ energia solare, ecc…).
“Nel 2017- ha ricordato Simona Agostini – son stati siglati importanti protocolli d’intesa Italia-Cina; mentre il 2018 è l’ Anno delle relazioni turistiche euro-cinesi, inaugurato ufficialmente, a Venezia, il 19 gennaio. Sempre nel 2017, l’ export italiano in questo Paese è cresciuto del 24,2%, specie nel settore automobilistico; mentre gli studenti cinesi in Italia oggi sono 30.000 ( dai 3.000 che erano nel 2000), e quelli italiani laggiu’ 5.000. Il progetto “Via delle seta”, inoltre, ora coinvolge ben 75 Paesi”.
“ Tra le ombre dell’ ex-”Celeste Impero”, invece, ha precisato Velia Iacovino, direttore editoriale della testata “Futuroquotidiano”, “c’è una crescita economica che, a parte il rallentamento degli ultimi tempi (nel 2016 il PIL cinese è cresciuto solo del 6,5%, dal 10% circa dei primi anni Duemila), presenta ancora vistose differenze tra grandi aree urbane, campagne e zone montuose. Mentre il PIL pro capite comunque resta ancora da Paese in via di sviluppo (al 70mo posto nel mondo, secondo il FMI): mail il mondo ha visto, in effetti, un’economia al tempo stesso così grande e ricca e così povera. Mentre tuttora, 160 milioni di cinesi sono senza protezione sociale, causa vecchi sistemi di certificazione di residenza ( che Xi s’è impegnato ad eliminare), fissanti livelli diversi di protezione sociale secondo le varie aree di provenienza (cosa inconcepibile per un Paese che si proclama socialista, N.d.R.); intanto la popolazione invecchia (dopo decenni di politica di eccessivo controllo delle nascite, basata sul noto principio “un figlio a famiglia”). C’è, poi, la piaga della corruzione: per combattere la quale è sorta ultimamente una Commissione di Supervisione Nazionale, piu’ potente dell’ apposito organismo che già esisteva nel PCC ( giunto a indagare, negli ultimi anni, su quasi un milione e mezzo di funzionari del Partito)”.
A novembre scorso, comunque, il presidente Xi Jinping, al Congresso del Popolo, s’è impegnato ufficialmente a proseguire le riforme avviate nel 2012, per portare il Paese, nei prossimi anni, a un maggior livello di benessere, sicurezza sociale, tutela ambientale. Restano ancora irrisolti i nodi dei diritti civili, dello sviluppo della proprietà privata ( consistentemente reintrodotta, com’è noto, col passaggio alla “NEP cinese” dei primi anni ’80), delle situazioni di Tibet e Xinjiang, la regione nordoccidentale del Paese, abitata soprattutto dagli uiguri, minoranza turcofona di religione islamica che reclama anch’essa l’autonomia.
“Entro il 2020,”, ha sottolineato Adriana Pannitteri, giornalista del Tg 1 , “Xi, leader celebrato per la sua lungimiranza, vuol sradicare dal Paese la povertà estrema; ponendo già da ora un freno all’enorme migrazione di contadini poveri verso le città, causata appunto dalle situazioni di miseria che ancora caratterizzano vaste regioni interne del Paese”.
Antonella Betti