Le Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e la Confederazione Internazionale Laica Interreligiosa (Cili-Italia) proseguono il loro impegno a favore del dialogo e della conoscenza: una conoscenza che a volte, però, è minata dai pregiudizi e dai luoghi comuni dei quali gli arabi e musulmani, sia laici che praticanti, in Italia e in Europa, ancora sono vittime.
“Le Co-mai difendono come sempre la libertà di espressione; ci fanno sdegno, tuttavia, le espressioni – utilizzate spesso da alcuni politici delle destre, e anche da vari professionisti dell’informazione – ancora legate a stereotipi e pregiudizi circa la complessa realtà del mondo arabo, sull’ Islam e sul ruolo della donna musulmana, descritta erroneamente come una donna sottomessa e priva di libertà”: lo dichiara con energia ilprof. Foad Aodi, Presidente delle Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e Fondatore di Cili-italia. “La conoscenza – prosegue – si costruisce con la buona informazione e con il confronto, col superamento dei confini mentali prima ancora che fisici, e con la collaborazione costruttiva dei cittadini del mondo. Ci feriscono profondamente le strumentalizzazioni delle quali ancora soffrono i nostri Paesi e le persone di origine straniera: e proprio per questo ci sentiamo ancor più motivati a proseguire nel nostro lavoro. Non tutti i Paesi arabi sono musulmani, e viceversa, ma c’è ancora chi lo sostiene… Molti dei Paesi arabi hanno componenti copte e cristiane, molti dei Paesi arabi vedono la donna ricoprire un ruolo attivo nella società. Non si può fare confusione su questi elementi; non si può generalizzare una realtà così vasta, dove ogni Paese è diverso, a seconda della sua tradizione, della sua cultura e della sua laicità. Ci offendono anche certi libri in edicola sull’Islam, pubblicati solo con l’obiettivo di guadagnare sulla nostra pelle, e sulla pelle dei nostri figli, senza nessuna umanità e obiettività da parte di chi scrive o pubblica, mosso da soli obiettivi mediatici o politici”.
Aodi riporta le statistiche Co-mai e Cili-italia: “Su 2 milioni di musulmani in Italia l’85 % è laico; sono aumentate le segnalazioni allo sportello Co-mai del 35% di discriminazioni a scuola, sul posto di lavoro, nelle abitazioni, nei trasporti pubblici, nelle Università e nelle strutture sanitarie nei confronti dei giovani e dei professionisti: in modo particolare nei confronti delle donne arabe e musulmane, soprattutto verso coloro che portano l’hijab nero”.
Il Presidente della Comunità Egiziana in Italia e esponente dell’ufficio Presidenza Co-mai,
Adel Amer, conclude: “Siamo indignati dell’ immagine negativa e generalizzata che viene diffusa sul mondo arabo e sull’Islam in Europa; in modo particolare di quello che è trasmesso sulle donne arabe. In Egitto, ad esempio, ci sono 90 deputate donne, 4 Ministri del Governo, 4 Governatori e molte Direttrici di aziende e Istituti di cultura. La donna araba è anche tutto questo, e non viene mai raccontato dai giornali”. Da parte sua,
Nawal El Mandili, Consigliera Comunale aggiunta e Presidente della consulta immigrati e apolidi del Comune di Cerveteri, dichiara: “La gente ancora si confonde, affermando che ogni arabo é musulmano e
che ogni musulmano é un arabo… . E c’è ancora chi dice che ogni donna musulmana con il velo è sottomessa, mentre il velo è un simbolo di fede…”.