La scalata al successo a volte è davvero dura. Le tappe sono tante, soprattutto per un artista non figlio di papà, che viene dal popolo e che quindi non ha santi in paradiso né protettori in terra.
Alessandro Modesti, 38enne di Guidonia, cantante di professione – si esibisce quotidianamente in numerosi locali del nord est romano – è uno dei veri volti più conosciuti e apprezzati dal pubblico della periferia e dell’hinterland capitolino. Già vincitore del 23esimo festival di Avezzano con il singolo “Barboni”, è approdato quest’anno a Sanremo doc – manifestazione parallela e ovviamente ispirata al celebre festival, dedicata ai cosiddetti ‘emergenti’. Altra gara questa, dove Modesti non è passato inosservato, almeno per il fatto di essersi posizionato secondo, confrontandosi con artisti del calibro di Annalaura lacalamita, luigi Prosia, e lorenzo Martinelli.
Lui, che con il suo brano“Tornare a volare” è tornato a stupire il pubblico per il timbro deciso della sua voce suadente, ma anche per il contenuto della canzone dedicata alla violenza sui bambini nelle scuole, ha riscosso gli applausi dei moltissimi fans romani e di tutto il centro Italia. Ovviamente «più che meritati», come sottolinea il suo maestro Corrado Rambona, direttore d’orchestra e titolare dell’omonima casa discografica che ha scelto di produrre Alessandro Modesti. «Tutto nacque sin dal festival di Avezzano, quando Alessandro si rivolse a me per arrangiare la canzone Barboni, mi ha colpito molto la sua voce e da lì è nato tutto», così dichiara il noto discografico, che aggiunge: «C’è una grande stima personale da parte mia per Alessandro Modesti, bisogna salvaguardare veri talenti come lui dal busisness che caratterizza ahimé questo mondo. A Sanremo abbiamo trascorso giornate stupende».
Paolo Miki D’Agostini