Passione,tradizione e ricerca per raggiungere risultati di qualità sempre più importanti ed al passo coi tempi, questa è la filosofia portata avanti da Roberto Felluga, responsabile del settore viticoltura per la Confagricoltura , che in un’ intervista condotta da Carlo Morandini, Presidente Arga FVG, nella stupenda tenuta di Russiz Superiore a Capriva del Friuli in provincia di Gorizia, ha dichiarato: « In un mondo del vino sempre più globalizzato, dove purtroppo sta entrando la speculazione, la ricetta per stare al passo dei mercati è investire sulla qualità. Non dobbiamo correre dietro alle mode anche se siamo inevitabilmente influenzati dalle tendenze, così come accade per l’abbigliamento, e sono tante le zone prestigiose del mondo che hanno variato un po’ la qualità. [..]In questo contesto che cambia costantemente dobbiamo cercare di rimanere in qualche modo autentici e di non correre dietro per forza a quello che il mercato chiede, ma dobbiamo saper imporre varietà che definirei tipiche, più che autoctone, perché non è facile stabilire un parametro per decidere quale vino è veramente autoctono in un’area; parlerei, piuttosto, di autenticità e di caratterizzazione di un prodotto».
Roberto Felluga,che rappresenta la quinta generazione, fa parte di una famiglia importante – una dinastia di viticoltori protagonista nel Collio, . e raccoglie il testimone dal padre Marco, ora novantenne ma sempre presente e attento alle sorti di un vigneto, quello regionale, per il quale si è battuto in prima persona per oltre cinquant’anni. «La collina del Friuli Venezia Giulia – ribadisce Roberto – non ha seguito le mode, l’entrata di nuovi vitigni o di una nuova denominazione non ne ha stravolto la produzione, ma guardando più in generale, per il vigneto regionale occorre stabilire una politica a lungo termine, sui quindici-vent’anni. […]..che cosa vogliamo da questa regione, che cosa vogliamo dal vigneto del Friuli Venezia Giulia senza che ci limitiamo a guardare al domani, per poter cogliere preparati anche le sfide del futuro. . […] Per quanto riguarda il Collio la nuova frontiera potrebbe essere rappresentata dal passaggio dalla Doc alla Docg: abbiamo già rese per ettaro molto basse, e seguiamo un percorso di qualità da sempre, ovviamente con l’alternanza tra le diverse annate. Per mantenere una strada che ci ha dato grandi soddisfazioni servirebbe una Docg da riempire anche con altri valori, che sono: la questione ambientale, la capacità di ancorare sempre di più il prodotto
alle nostre tradizioni, la volontà di riscoprire un viaggio che ha fatto sempre parte della nostra storia ma che è stato messo un po’ da parte, realizzato con una gran selezione che può essere composta da uve di Ribolla, Pinot Bianco e Malvasia», ha così’ concluso Roberto Felluga.
di Daniela Paties Montagner