Non è sicuramente casuale la scelta del luogo espositivo e della tematica artistica sviluppata nella mostra Vanitas Vanitatum et Omnia Vanitas. Il gruppo di artisti della scuola “xcorsi d’Arte” è infatti sempre molto attento alla scelta del luogo dove esporre i risultati della propria ricerca artistica.
Spesso citata per affermare la vanità dei beni terreni e la stupidità di coloro che si affannano ad accumularli, la locuzione latina, che in italiano traduciamo come “vanità delle vanità, tutto è vanità” è la frase con cui si apre il libro biblico dell’Ecclesiaste.
La Vanitas, in pittura, è una natura morta che allude proprio alla caducità, alla precarietà della vita e alla inesorabilità del trascorrere del tempo.
E allora quale luogo migliore del sito archeologico delle Case Romane al Celio, dove si avverte fino in fondo il concetto filosofico del pánta rheî, tutto score, tutto passa. E sono passati diciotto secoli da quando quelle case erano piene di vita e anche di arte. Gli affreschi sono infatti preservati con cura ma inesorabilmente consumati dal tempo.
Alle quindici artiste, tutte donne, invitate a partecipare a questa mostra dalla scuola di pittura “xcorsi d’Arte” è stato chiesto di interpretare, usando qualsiasi materiale, proprio il concetto di precarietà dei beni materiali, della fragilità della nostra esistenza, dove tutto è “vano” e tutti siamo “impotenti” di fronte all’inarrestabile scorrere del tempo.
Ogni artista ha risposto all’ appello in maniera diversa, alcune si sono rifatte al genere pittorico Vanitas che ha avuto il suo massimo sviluppo nel XVI e XVII secolo, altre si sono lasciate liberamente ispirare dal tema, tornando a dare vita ai diversi ambienti di questo complesso residenziale dell’antica Roma.
L’artista romana Marisa Muzi nel suo spazio espositivo dal titolo “piccolo inventario delle stelle dissolte” mette in mostra le sue meteoriti, pietre scintillanti trattate con pigmenti e varie sostanze organiche. Tutto passa, tutto si dissolve, le stelle dell’Universo non fanno eccezione.
«L’uomo ha creato il tempo che implacabilmente scorre via – spiega Marisa Muzi – e noi miseri umani non possiamo che constatare la fragilità della nostra esistenza, la fatica di vivere. Tanti desideri mai realizzati….. ma la caducità dell’esistenza non deve farci perdere la speranza che, come conclude il profeta dell’Ecclesiaste, dobbiamo riporre nel nostro Creatore. Che non sbaglia mai» conclude Marisa. Daniela Gabriele