C’era anche la sindaca di Roma Virginia Raggi, ieri mattina al Tribunale di Roma, per esprimere solidarietà a Federica Angeli, la giornalista di “Repubblica” da cinque anni sotto scorta, che è stata ascoltata come testimone nel processo contro due esponenti del clan Spada di Ostia. A manifestare vicinanza e sostegno con la loro presenza , oltre al Sindacato cronisti romani c’erano i vertici di “Stampa Romana”, dell’ Ordine dei giornalisti, della Fnsi, dell’ Usigrai, e una rappresentanza di “Repubblica”, guidata dal direttore Mario Calabresi. E’ stata la stessa Federica Angeli a voler abbracciare Virginia Raggi, per ringraziarla di un gesto importante: una presenza, non pubblicizzata alla vigilia dell’udienza, e per questo di maggior valore.
“Federica”, rileva una nota del Sindacato cronisti romani, “con la sua testimonianza (completa, dettagliata, ma certo drammatica perché il coraggio non è non aver paura, ma fare le cose giuste) ha reso un servizio anche all’immagine del giornalismo. Federica non era testimone in quanto giornalista, ma in quanto comune cittadina che ha assistito, dal balcone di casa sua, a una sparatoria. Il giornalismo è impegno civile, ma è impegno che non si limita al nostro lavoro di cronisti, è impegno che ci dà una regola per l’esistenza. La testimonianza di Federica ha per questo un valore doppiamente importante.”.
Intervistata all’uscita dall’aula, Federica ha commentato: “Non bisogna aver paura. La sensazione di libertà che ho ora è indescrivibile”. Un applauso dei colleghi, compresi quelli che stavano lavorando, nonostante telecamere e microfoni, è stato lo spontaneo ringraziamento dei cronisti.
“Questa testimonianza – sottolinea Lazzaro Pappagallo, segretario dell’ Associazione Stampa Romana – e’ anche una piccola lezione di vita e di giornalismo. Così come crediamo che la scorta mediatica di sindacato, ordine dei giornalisti, associazioni rappresentino una testimonianza semplice ma necessaria di assistenza, di vicinanza, di incoraggiamento a tenere gli occhi bene aperti. La presenza in aula della sindaca Raggi, del delegato della Regione per la legalità Cioffredi ci dice che su elementi fondanti del vivere civile i segni e le presenze devono essere condivise. Di fronte alla violenza, alla minaccia, alle mafie (e su Ostia iniziano ad arrivare conferme anche dalla Cassazione), agli ostacoli all’informazione , non ci sono distinguo che tengano”.
Fabrizio Federici