Se la materia con cui operano gli alchimisti è lo spirito, allora la Nigredo rappresenta il processo di putrefazione dell’ego. In seguito a questa operazione la materia precipita nel caos originario che precede la creazione. Si tratta della notte oscura dell’anima, quel periodo di intenso smarrimento che prelude ad una crescita di ordine spirituale. In questo spazio i punti di vista personali si dissolvono, i pregiudizi e i preconcetti vengono estirpati, mentre le vecchie idee vengono spazzate via come foglie secche… E ciò che resta è un insopportabile vuoto.
Da un punto di vista iniziatico, questa fase indica il processo di morte simbolica, iniziatica. Il vecchio Io infatti si dissolve per lasciare spazio a una personalità rinnovata e spiritualmente più completa.
In alchimia uno dei simboli della nigredo è la “decapitazione”, e così la “testa del corvo”. Questi simboli si riferiscono alla morte dell’uomo comune, alla morte della sua confusione e del dubbio interiore perché non è in grado di trovare la verità in se stesso. (Johann Daniel Mylius, Philosophia reformata, Frankfurt, 1622)
Scendendo in profondità, permettiamo la putrefazione e la decomposizione di quello in cui siamo stati imprigionati.
Un antico confronto con la realtà interiore che potrebbe essere vissuto come doloroso e depressivo… Ma come toccheremo l’aspetto inconscio della materia, troveremo il seme della luce che ci farà sentire sollevati.
Quando il corpo/l’aspetto materiale/la situazione/la relazione inizierà a decomporsi, saremo protagonisti di un cambiamento di consapevolezza verso il nostro sé interiore.
La nigredo dura per 40 giorni, poiché 40 è il numero della prova: i 40 giorni che Gesù trascorse nel deserto, i 40 giorni di digiuno tra Pasqua e l’Ascensione e i 40 giorni trascorsi nel deserto dagli ebrei.
Ma 40 rappresenta anche la “fine del tempo” della prova o del test, poiché è la moltiplicazione di 8 e 5: 8 è il numero dei nuovi inizi e 5 il numero della grazia.
Il 40 è associato alla lettera ebraica Mem, che significa Fontana di Saggezza. Si tratta di una lettera d’introspezione che ci spinge a scendere umilmente in noi e a interrogarci sulla nostra esistenza. Lo scopo di questa ricerca dell’anima è lo stimolo a rinnovarsi e mantenere una rinascita permanente.
Nella Divina Commedia la Nigredo corrisponde al passaggio di Dante Alighieri all’inferno. Mentre nei vangeli essa può essere associata alla morte di Cristo in croce.
Nella psicologia analitica di matrice junghiana, la Nigredo è stata associata all’archetipo dell’Ombra, vale a dire i contenuti rimossi dell’inconscio. Si tratta di quegli aspetti di sé che l’individuo respinge per via dell’educazione ricevuta o delle influenze dell’ambiente circostante. Il confronto con l’Ombra è molto doloroso e può portare a un periodo di intenso smarrimento. Nei sogni l’Ombra si presenta sottoforma di mostri, presenze demoniache, viaggi nell’oscurità e terribili incubi.
L’incontro con l’Ombra avvia il processo di putrefazione dell’Io, ovvero lo smantellamento da parte dell’individuo di tutto il sistema di credenze che egli aveva su di sè. La concezione che l’individuo aveva di sé si sgretola lentamente per lasciare spazio a un nuovo Io più espanso e rinnovato. Per rinascere, infatti, l’individuo deve prima morire.
E così, con l’ingresso nel caos e la totale dissoluzione della materia, ha fine la prima trasmutazione alchemica. Tutto ciò che prima era struttura, identificazione e ordine, adesso risulta in una massa informe e vivificata dal processo di fermentazione.
Un processo attraverso il quale la vita abbandona gradualmente la materia, dando origine a un composto informe e putrido. Il processo di putrefazione trascina la materia in uno stato di fermentazione, che a sua volta porta alla luce una nuova forma di vita…