“Un fatto gravissimo e barbaro”. Così Foad Aodi, fondatore delle Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e dell’Associazione Medici di origine Straniera in Italia (Amsi), dopo le ultime rivelazioni sulla morte di Sana Cheema, la giovane italo-pachistana morta in Pakistan a metà aprile. “Condanniamo ogni interpretazione personale, e usanze culturali o tribali che vanno contro i diritti umani, contro le donne, i minori e i giovani di seconda generazione”, sottolinea Aodi. “Chi ha scelto di vivere in Italia o in Occidente deve adeguarsi e rispettare le leggi e usanze del Paese che lo ospita”.
Il fondatore delle Co-mai fa poi appello alle comunità arabe-musulmane perché “non si abbia paura di denunciare fatti gravissimi come questi”.
“Ribadiamo – continua – che l’ integrazione si fa in due ed è giusto promuovere la reciproca conoscenza culturale nel rispetto delle diversità, ma non c’è assolutamente spazio per chi vuole seguire abitudini e usanze ‘fai da te’ che in un Paese civile non hanno nessun fondamento, rispetto, né giustificazioni”.
Non bisogna far confusione, secondo Aodi, perché delitti come quello di Sana, “non hanno niente a che fare con la religione musulmana o la cultura araba. In questo caso ci troviamo di fronte solo a persone malate e arretrate culturalmente, che non credono nelle libertà, quindi nel diritto di ciascuno di scegliere con chi vuole sposarsi senza imposizione alcuna. Sana è stata vittima di un delitto d’onore, e quel che è accaduto è solo barbaro. Il nostro sportello Amsi online d’ascolto interprofessionale(medici, psicologi, psichiatri, ecc…), gratuito a disposizione di tutti, comunque viene rafforzato; non abbiate paura di denunciare o di chiedere aiuto in caso di difficoltà o aggressioni” .
Fabrizio Federici