Ventotto gradini di marmo che uniscono Roma a Gerusalemme, detti il “santuario della Passione di Cristo”.
Secondo la tradizione, vi salì Gesù nel palazzo di Ponzio Pilato il giorno in cui fu condannato a morte. Dopo 300 anni, da ieri, nel complesso monumentale in piazza San Giovanni in Laterano è visibile al pubblico nel suo stato originario, senza la protezione lignea voluta da papa Innocenzo XIII nel 1723. Era chiusa per restauri dall’estate scorsa, e resterà straordinariamente scoperta per 60 giorni, fino al 9 giugno. Sotto la direzione dei Musei Vaticani i restauratori hanno portato alla luce il marmo antico, raccogliendo sotto la copertura di legno una moltitudine di biglietti manoscritti, ex voto, monete e foto lasciati dai fedeli, e ora conservati dai Padri Passionisti che dal 1853 custodiscono il Santuario per volere di Pio IX. Dopo questo temporaneo riporto all’originale, a giugno sulla Scala sarà riposizionata la copertura di assi di noce.
La storia narra che fu solo per volere di Sisto V sul finire del ’500,che si fece costruire un vero e proprio “antro” che potesse custodire e valorizzare un tesoro tanto prezioso. Fu l’architetto Domenico Fontana, a cui erano stati affidati i lavori dal Papa stesso, che decise di porre i gradini sacri dove già s’ergeva il “Sancta Sanctorum”. Il luogo più sacro al mondo, a quel tempo cappella personale dei pontefici, sul lato est della piazza di San Giovanni.
Il trasporto dei 28 gradini avvenne di notte. Si dice che ad accompagnarli vi fossero solo la luce delle torce ed il canto di preghiere e salmi. La posa della Scala Santa , inoltre, venne iniziata operando dall’alto verso il basso perché i gradini non venissero calpestati dagli operai, ma toccati solamente con le ginocchia, motivo per cui, ancora oggi, i pellegrini salgono quella scala, penitenti, con le ginocchia.
Per agevolare l’afflusso dei fedeli alla Scala Santa, l’architetto costruì anche altre quattro scale, ed ai lati del “Sancta Sanctorum” edificò nuove cappelle come quella di San Lorenzo, ad oggi chiesa vera e propria, e quella di San Silvestro, oggi coro dei Passionisti. Il 24 maggio 1590 Papa Sisto V, attraverso una bolla, annunciò la chiusura dei lavori e la conseguente apertura della Scala Santa. A maggior tutela di una reliquia tanto preziosa, nel 1723, per impedirne l’usura, Innocenzo VIII fece rivestire i gradini con tavole di noce, così come si presentano tutt’oggi.