«Per l’ennesima volta, a Roma, in un’aula di tribunale, durante una delle udienze del processo “Mafia Capitale”, uno degli avvocati difensori degli imputati ha sferrato un duro attacco, condito da pesanti insinuazioni, nei confronti di un cronista del quale non ha pronunciato il nome, ma che forse potrebbe essere identificato nella persona di Lirio Abbate. Un metodo questo, intollerante è intollerabile, che si sta tuttavia diffondendo in particolare nei processi contro mafia, ‘ndrangheta e corruzione». Lo affermano, in una nota, Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine nazionale dei giornalisti.
«Da più parti – proseguono – si tenta di ribaltare i ruoli e di portare sul banco degli imputati quei cronisti costretti a vivere sotto scorta proprio per aver illuminato i luoghi dell’oscurità. FNSI e Ordine dei giornalisti ritengono che si sia imboccata una strada pericolosa. Per questo chiederanno al ministro della Giustizia di riprendere al più presto i dossier su minacce ai cronisti e contrasto alle querele bavaglio, colpevolmente abbandonati su un binario morto nella passata legislatura, e all’Ordine nazionale forense di avviare un confronto affinché il diritto costituzionale alla difesa non diventi, come alcuni avvocati tentano di fare, un’occasione per delegittimare il lavoro dei giornalisti, la cui attività riveste ugualmente un rilievo costituzionale stabilito dall’articolo 21 della Costituzione stessa».
Fabrizio Federici