I limiti della nostra percezione sono impliciti nel linguaggio che esprime la nostra ragione?
La ragione deriva dalla ricerca e dal discorso ed è volta alla conoscenza delle cose sensibili.Ragionare può significare ricostruire il significato delle dimostrazioni per giungere all’imposizione arbitraria.Ragione significa conoscenza e deriva dalla matematica: l’evidenza, l’analisi, la sintesi e l’enumerazione, che costituiscono il procedere tipico della matematica, sono le regole della ragione.
Mentre la percezione fa riferimento al risultato di un complesso insieme di meccanismi cognitivi che portano alla rielaborazione degli stimoli esterni al fine di attribuirvi un’interpretazione e quindi un significato. L’impressione soggettiva e immediata della realtà esterna e della sua entità o forza è ciò che in psicologia viene definita “Sensazione”. La percezione è lo step successivo: comporta l’organizzazione delle singole informazioni ricavate dai sensi in configurazioni di stimoli che seguono delle regole che non sono proprie della realtà, bensì del funzionamento del cervello.
Partiamo dal fatto che ogni percezione è soggettiva. Il mondo dell’esperienza sensibile e della percezione, è il mondo dell’apparenza. L’essenza è al di sopra del mondo del sensibile.
La mancanza stimola la percezione e non la ragione?
In effetti il nostro cervello tende a regolarizzare, a completare le parti che considera mancanti. Per esempio quando sentiamo alla radio il frammento di un brano musicale che conosciamo bene o di una pubblicità che abbiamo visto molto volte, il nostro cervello completa automaticamente la parte che è viene tralasciata.
Questo “sintomo” è detto principio della buona continuazione (detto anche del moto o destino comune) dove è più facile percepire una continuazione regolare che un brusco cambiamento di andamento.
La percezione in filosofia è stata definita come l’atto del prendere coscienza di qualcosa, percepire che esista qualcosa oltre a noi stessi, osservare, guardare oltre la nostra persona . Infatti, il termine percezione deriva dal latino percìpere, formato da per e da capĕre che significa raccogliere, apprendere informazioni o dati sensoriali che attestino l’esistenza del mondo esterno. La percezione regola il rapporto tra il reale e la sensazione del reale ovvero il percepito che rappresenta il processo che determina e scaturisce forme di conoscenza concreta partendo da conoscenza astratta.
Il sipario che nasconde la realtà interiore può essere sollevato dalla sola ragione. La certezza che deriva dai sensi riguarda solo gli oggetti. Ciò che è più importante non è visibile; pensiamo a: intelligenza, sensibilità, forza. Di queste realtà sono percepibili solo gli effetti.
“La Fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla Ragione; né smussa l’appetito per la verità scientifica, di cui non ottunde la percezione. Al contrario: più acuta e chiara è la ragione, e migliori fantasie produrrà.“
John Ronald Reuel Tolkien
*Foto arte digitale “Percezioni alchemiche” by Lara Ferrara