In una recente Ricerca Europea, svolta su 2467 donne in Francia, Inghilterra, Germania e Italia, si stima che il 16% delle donne presenta una perdita di desiderio nella fascia d’età tra i 20 ed i 49 anni; il 29% nella stessa fascia d’età, in donne che hanno sperimentato menopausa chirurgica; 42% di donne post – menopausa fisiologica di età compresa tra i 50 ed i 70; 46% nella stessa fascia d’età e con menopausa chirurgica. Inoltre, in uno studio internazionale sui vari aspetti della sessualità fra adulti di età compresa fra i 40 ed gli 80 anni, si stima un’elevata prevalenza ed incidenza di problemi sessuali in 13.882 donne e 13.618 uomini di 29 paesi. La perdita dell’interesse sessuale, in relazione alle diverse aree geografiche del mondo, oscillava dal 12.5% al 28.0% (5,1% negli uomini e 22% nelle donne) ed i principali fattori di rischio risultavano essere: la tarda età (0.5 – 10.6), la depressione (1.5 – 2.9) e la precarietà di salute (0.8 – 2.6). Le fasi delle disfunzioni sessuali, sono in rapporto di circolarità e retroazione, e caratterizzano la funzione sessuale-erotica e per alcuni aspetti sono simili sia nell’uomo che nella donna. È circolare anche il ciclo di risposta sessuale. Il desiderio sessuale è fortemente influenzato da fattori psico-sociali, ambientali, educazionali e dalle inclinazioni sessuali.
La sessualità non può essere ricondotta alla semplice rappresentazione anatomica degli organi genitali maschili e femminili né tantomeno al processo riproduttivo quale “espressione di un rapporto sessuale”. La sessualità non può essere compresa analizzando le semplici componenti anatomiche e comportamentali, perdendo di vista il valore globale nel quale si palesano i suoi aspetti simbolici ed emozionali. Essa costituisce l’area più carica di emozioni, affetti e sentimenti da renderla origine di passione, paure, divieti, ansie e disordini comportamentali. L’attività sessuale quindi, svolge un’importante ed anche inquietante funzione sociale: può essere portatrice di richieste profonde come il bisogno di sicurezza e di non belligeranza o anche espressione di rivalsa, rivincita e predominio. Insomma, la sessualità rappresenta uno dei più articolati e complessi comportamenti istintivi dell’uomo. In sintesi, è necessario tenere presente i numerosi fattori che circondano la nostra sfera sessuale, strettamente interconnessi (biologici, psicologici e personologici nonché sociali), senza trascurare le relazioni interpersonali, le circostanze della vita, la cultura ed il livello di civiltà. Secondo la Kaplan(1991) la sessualità dipende da tre fattori conosciuti nell’insieme come fattori psicosessuali: identità sessuale, identità di genere e comportamento sessuale(Gilberti F., Rossi R., 1996). Per “identità sessuale” si intende la qualificazione sessuale di un individuo che deriva dalle sue caratteristiche sessuali biologiche (cromosomi, genitali esterni e caratteri sessuali secondari). Quando si fa riferimento al concetto di “identità di genere” si è soliti indicare l’elemento fondamentale del processo di costruzione ed acquisizione dell’identità. Il termine identità viene utilizzato per definire il vissuto in base al quale una persona percepisce la propria continuità nel tempo nonostante i cambiamenti che, si susseguono durante l’intero arco di vita. L’ “identità psicologica”, quindi, è rappresentata dalla consapevolezza della propria mascolinità e femminilità presente già nei primi anni di vita indipendentemente dal DNA o dall’anatomia dei genitali, mentre l’ “identità sociale” è quella derivante dal contesto socio – culturale: etichettature di genere da parte dei genitori, identità di genere dei genitori medesimi, identificazioni del bambino/a con i genitori di entrambi i sessi, premi e punizioni, esperienze relazionali. All’identità di genere corrisponde un “ruolo di genere”, che ne costituisce l’aspetto esteriore (comportamenti e attitudini considerati propri dei maschi e delle femmine), non definito sin dalla nascita, ma costruito con il tempo. Il “comportamento sessuale”, in ultimo, riguarda le modalità mediante le quali un individuo esprime la propria sessualità. Esse varieranno in senso fisiologico, a seconda delle diverse età della vita, ed in senso patologico a seconda della presenza o meno di fattori organici e/o psicologici che possono incidere su tale aspetto del comportamento umano. Il disordine dell’interesse e del desiderio sessuale diviene clinicamente un disordine sessuale quando causa un significativo e rilevante disagio nell’individuo. Vi è scarsa motivazione a ricercare stimoli e la frustrazione diminuisce quando manca l’opportunità di una prestazione sessuale. Sebbene il numero delle esperienze sessuali sia di solito scarso, la pressione da parte del partner oppure i bisogni non sessuali (per es. conforto fisico o intimità) possono aumentare la frequenza degli incontri sessuali. I soggetti con tale disturbo possono avere difficoltà a sviluppare stabili relazioni sessuali e possono andare incontro a insoddisfazione coniugale e a separazione. L’età di esordio negli individui con forme permanenti di disturbo da desiderio sessuale ipo-attivo è la pubertà. Più spesso il disturbo si sviluppa nell’età adulta, dopo un periodo di adeguato interesse sessuale, in associazione con la presenza di un disagio psicologico, eventi di vita stressanti o difficoltà interpersonali. La perdita del desiderio sessuale può essere continua o episodica in relazione alla presenza di fattori psicosociali o relazionali.
Non è affatto semplice definire i confini tra normalità(nella sessualità come nell’interesse e nel desiderio sessuale) e patologia (disordine nell’interesse e nel desiderio sessuale/evitamento sessuale), questo perché l’essere umano può venirsi a trovare in una condizione di difficile equilibrio psicologico. Il primo fattore psicogeno nel disordine del desiderio come delle disfuzioni sessuali è ad es. il deficit e l’ansietà di prestazioni apprese. Il cambiamento sociale-relazionale, su un piano strettamente psicologico-sociale, è da attribuirsi ad una diversa e più complessa definizione della disfuzione sessuale riguardante sia i fattori cognitivi-percettivi (gli affetti sessuali che modulano e valorizzano l’atto sessuale), sia i fattori relazionali (difficoltà di comunicazione, mancanza di fiducia e conflitti di potere) ed i fattori sociali-relazionali e culturali.
Antonella Betti, Roma