Come ogni sera – da anni – ci si trova di fronte alla solita trasmissione in cui si parla della spinosa e irrisolta questione dei migranti. I diversi schieramenti dividono con un dibattito animoso l’opinione pubblica, ma soluzioni definitive e concrete a problematiche più o meno sentite d’integrazione, ancora non si trovano.
I costi e le conseguenze disastrose dal punto di vista economico dovrebbero portare a una compattezza politica per spingere le organizzazioni internazionali, l’Onu in testa, ma anche gli Stati Uniti e l’Europa verso una risoluzione congiunta del problema.
I trafficanti di persone fanno i loro affari e tante associazioni e professionisti traggono profitto dalla rete di assistenza che lo stato mette a disposizione dei nuovi venuti.
Se non è proponibile un intervento militare, per gli alti rischi sia di riuscita dell’operazione che di costi in termini di vite umane, oppure perché, tutto sommato, gli squilibri presenti in quelle aree sono funzionali al continuo sfruttamento di quelle zone, ci si chiede come si possa trovare una via d’uscita.
Certo non lo è mendicare presso gli altri stati europei una ricollocazione di alcune quote di migranti, come non lo è limitarsi ad impedire gli sbarchi all’infinito.
Ma, soprattutto, ci si domanda se sia giusto continuare a buttare benzina sul fuoco all’infinito, dando spazio e risonanza ai populisti e ai buonisti di turno che, magari, puntano solo al vantaggio in termini politico elettorali, ma di fatto lasciano la situazione inalterata. L’Italia è un paese in cui aumenta ogni giorno il disagio economico e sociale, alcune città tra cui la capitale sta vivendo un degrado mai visto da anni con il manto stradale ridotto ad un colabrodo e la sporcizia ad ogni angolo.
Accogliere all’infinito, come prospettato da alcune istituzioni, non è realistico, ma la nostra Costituzione, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e alcune convenzioni sul diritto del mare impongono la difesa dei diritti inviolabili e la salvezza di queste persone che arrivano sulle nostre coste e, aggiungerei, ce lo impone il nostro essere uomini e individui.
Fino a quando, e, soprattutto, come questo sia proponibile non lo sappiamo.
E poi chi difende i diritti inviolabili degli Italiani che stanno diventando sempre più vittime di un sistema discriminatorio causato dallo stato Italiano che con le sue tenaglie fiscali affossa numerose categorie professionali ed eroga, invece, tutta una serie di servizi ai nuovi arrivati che, sicuramente, vorrebbero lavorare, ma che in realtà rimangono in Italia senza fare nulla per anni, sentendosi cosi ancora più esclusi.
Gli Italiani si dovrebbero almeno chiedere quanto sono ancora disposti a subire un’informazione così inutile.