“Il muro non è per definizione un oggetto ostile, ma un oggetto protettivo per chi ci vive dietro. La storia insegna che i muri infami non sono quelli che impediscono di entrare, ma quelli che impediscono di uscire, ad esempio il muro di Berlino. Ci sono muri vergognosi che rappresentano l’apartheid e ci sono muri che segnano i confini di una civiltà, ad esempio il Vallo di Adriano in Inghilterra o la stessa Muraglia Cinese.” Sono alcune delle riflessioni che Marcello Veneziani, giornalista, scrittore e filosofo ha esposto nel corso dell’incontro “Civiltà: l’importanza dei confini” promosso dal Generale Giancarlo Naldi e che si è tenuto lo scorso 14 marzo nella casa dell’Aviatore. Una riflessione spiazzante e originale sul significato che oggi, in un’epoca di globalizzazione e di abbattimento delle barriere fisiche, virtuali, economiche riveste il concetto di confine e di muro inteso nel senso più ampio, quindi non solo territoriale ma anche giuridico, naturale, politico, personale. Veneziani ha ricordato come i muri “abbiano distinto in maniera intelligente ciò che era campagna da ciò che era città, ciò che era nostro da ciò che era estraneo e anche la limitatezza delle nostre possibilità e come nessuna società, anche la più aperta e disponibile verso il prossimo, negava l’importanza dei confini e dei muri”. Veneziani non ha affrontato solo il tema dei confini territoriali ma anche quello dei confini giuridici ricordando come il concetto di trasgressione significhi il varcare i propri confini, il superare i limiti implicando così delle conseguenze a livello penale. Veneziani ha poi ricordato l’importanza di salvaguardare dei confini morali affermando come “una società non può reggere se non adotta un perimetro di cose consentite e non consentite. La libertà illimitata ha sempre prodotto un fenomeno degenerativo delle società” e ha fatto riferimento a Platone e alla sua critica nei confronti dell’anarchia che porta al dispotismo e quindi alla legge del più forte. In un passaggio molto significativo, Veneziani ha poi richiamato al rispetto delle identità condivise e delle identità collettive affermando che coloro i quali professano il proprio legame di appartenenza nei confronti della propria famiglia, città, nazione non esprimono autromaticamente un giudizio ostile nei confronti delle medesime entità diverse dalla propria ma anzi sono più disponibili a rispettarle e a riconoscerle. Secondo Veneziani il confine applicato alle identità è fondamentale e in questo è suggestivo il richiamo alla persona che ha anch’essa la propria identità, i propri lineamenti ben definiti che gli permettono di non essere un’”ameba indistinta”. Secondo Veneziani la spinta alla globalizzazione e all’abbattimento dei confini ha prodotto come reazione la nascita e l’affermazione di movimenti e personaggi politici che, al netto di un giudizio positivo o negativo, al contrario esaltano il tema della protezione dei confini e del protezionismo economico nei confronti della concorrenza estera. Per Veneziani la dialettica tra modello della globalizzazione e modello “protezionista” non è necessariamente un fatto negativo perché può portare alla definizione di un modello alternativo a quello globalizzato che fino a pochi anni fa sembrava dominante. Veneziani ha definito “caricaturale” la contrapposizione frontale tra chi vuole una società “sconfinata” e chi invece rivendica l’importanza dei confini e delle patrie perché amor patrio secondo Veneziani non significa automaticamente razzismo, chiusura e xenofobia. Secondo Veneziani l’”euforia dello sconfinamento” parte dal ’68 che egli critica come momento in cui tutto è possibile, è “vietato vietare”, non c’è più il senso del limite e in cui ci sono solo diritti e nessun dovere. La visione di Veneziani del confine inteso nel senso più ampio è riassunta nel suo ultimo libro “Nostalgia degli dei”; perché gli dei in un certo senso rappresentano la raffigurazione della limitatezza e della finitezza della condizione umana e del richiamo alla necessità di innalzarsi nella propria vita. La visione del mondo di Veneziani è fatta di allargamenti per “cerchi concentrici” che partono dalla propria famiglia per estendersi poi all’umanità intera in un sistema di relazioni che inevitabilmente dà la precedenza a chi è più vicino a noi rispettando e considerando con attenzione chi è parte della famiglia umana, persone differenti che vogliono restare differenti. Le diversità sono una ricchezza per Veneziani ma si tutelano nel nome dei confini perché difendere le differenze significa tutelare i margini e il senso del limite che impediscano che tutto assuma l’aspetto di una massa indistinta.
Di Emidio Piccione