Credere di risolvere i problemi del nostro Paese attingendo le risorse di coloro che producono per sostenere chi si dedica ad altro, comporta delle distorsioni sociali ed economiche insieme che aggravano irreversibilmente la situazione
Le risorse dello Stato – Quando si tratta di risorse dello Stato troppi pensano che si parli del famoso “pozzo di San Patrizio” dal quale si può attingere a volontà. Si deve invece tener presente che sono sostanzialmente soltanto gli investimenti che rappresentano una condizione di positiva crescita patrimoniale per l’ intero Paese. Ciò vale non soltanto in virtù della realizzazione di nuove opere a cui le risorse sono dedicate, ma anche delle condizioni economiche accessorie favorevoli che si creano per effetto della stessa produzione.
Oltre a ciò, vi è naturalmente il beneficio raggiunto dall’esercizio dell’opera realizzata, ad esempio: un’autostrada, dopo la sua ultimazione.
Il virtuosismo degli investimenti
• Il meccanismo che si instaura attraverso gli investimenti è il seguente. Le risorse economiche utilizzate dall’impresa per costruire l’opera commissionata, necessitano non solo delle maestranze che ricevono il loro stipendio, ma anche di continui approvvigionamenti di strumenti e materiali di consumo occorrenti alla costruzione, nonché della fornitura esterna di servizi.
• Tutto ciò a sua volta, dà luogo ad una ulteriore circolazione di moneta relativa alla compravendita delle varie forniture.
• Il flusso di denaro circolante consente anche agli operai e alle loro famiglie di acquistare beni e servizi dai propri fornitori i quali a loro volta, si avvalgono di questa disponibilità economica per incrementare la sequenza delle compravendite.
• La stessa cosa vale per le industrie le quali per effetto delle opere da realizzare, vendono agli imprenditori servizi e beni industriali di loro produzione, incrementando il fatturato in virtù di ciò che altri realizzano.
Anche qui si instaura un ciclo virtuoso di flussi di denaro per le varie necessità.
Gli ulteriori benefici
Quando la serie degli eventi ottenuti in questa progressione si esaurisce nel tempo, il movimento del capitale investito arriva a totalizzare da quattro a sei volte la somma spesa. E non è tutto. Infatti, il bene costruito inizia a dispiegare i propri benefici per l’esercizio dell’ attività a cui era destinato, come l’ esempio dell’autostrada sopra accennata. Ecco che allora, al valore conseguito dallo Stato come beneficio sociale multiplo di quanto ha dedicato all’investimento, si somma ora anche il corrispettivo economico della nuova disponibilità del bene acquisito e la nuova circolazione monetaria di esercizio.
In soldoni cosa significa? Significa che dopo aver ottenuto durante i lavori, un rendimento sociale mediamente del 500% del valore investito, a questo si aggiunge ora, il corrispettivo economico che la stessa attività comporta per tutti gli anni a venire.
Ecco perché un investimento dello Stato ha un impatto sociale multiplo rispetto a un risparmio di risorse.
L’inverso del teorema
Se tutto ciò è vero, come è vero, c’’è anche l’inverso del teorema! In altri termini, se lo Stato anziché dedicare un capitale ad un investimento di beni o servizi lo devolve ad un’opera assistenziale come il reddito di cittadinanza. Altro che analisi dei costi/benefici! ………..Le cose si capovolgono. Vediamo ora sempre in soldoni, cosa succede.
• Quando nello Stato si assottigliano le risorse per le attività imprenditoriali che escono dal mercato, dopo una prima contrazione delle vendite per mantenere il ridotto volume di produzione, subentrano i licenziamenti delle maestranze.
• La mancanza degli stipendi, per breve tempo viene compensata con i risparmi delle famiglie , riducendo drasticamente il ciclo degli acquisti.
• Ma anche l’industria in forza della ridotta richiesta di mercato dei beni o servizi prodotti riduce i propri investimenti e gli acquisti a causa della ridotta capacità di vendita.
• A questo punto anche i fornitori delle imprese che hanno diminuito le spese per semilavorati, si trovano nelle medesime condizioni, innescando un effetto domino che coinvolge le maestranze e i relativi fornitori.
Non occorre proseguire oltre, in quanto lo stesso meccanismo che si instaura nel circolo virtuoso dell’investimento, si predispone ora con una spirale negativa quando vengono a mancare le risorse economiche che prima esistevano.
La recessione
L’effetto raggiunto è dunque quello della recessione dell’attività produttiva, dell’ incremento della disoccupazione, delle perdite di esercizio, delle perdite del potere di acquisto delle famiglie a causa della manodopera che per questo motivo esce dal mercato del lavoro, creando disoccupazione e disagio sociale.
Anche in questo caso si dimostra matematicamente, che l’effetto domino creato dalla fuoriuscita dal mercato di industrie incapaci di autosostenersi, è un multiplo del capitale sottratto il quale assume un fattore moltiplicatore medio intorno a cinque volte il corrispettivo disinvestito.
Ora vediamo come i 10 miliardi devoluti al cosiddetto “reddito di cittadinanza” avrebbero potuto essere investiti in opere produttive sostenendo in tal modo il ricavato dell’impresa e il relativo incremento occupazionale di settore. Se così fosse avvenuto, il risultato sarebbe stato di circa 50 miliardi di euro circolante, più, quello ricavato dall’attività di esercizio delle opere realizzate e dell’ulteriore assunzione di personale in pianta stabile, per gli anni futuri. C’ è quindi modo e modo di spendere il pubblico denaro.
Il multiplo del disinvestimento
Viceversa, in questo caso la perdita complessiva delle risorse finanziarie per le necessità della “rendita di cittadinanza” non sono soltanto i 10 miliardi di euro utilizzati in modo improduttivo, ma il prelievo di queste risorse che il governo sottrae alle attività imprenditoriali che avrebbero portato profitto e beneficio sociale.
Vediamo ora il meccanismo finanziario che si innesca in questo caso:
• Se i 10 miliardi di euro dedicati al reddito di cittadinanza fossero stati attinti dalle riserve disponibili dello Stato, la perdita del mancato investimento come abbiamo visto, sarebbe stata di circa 50 miliardi di euro.
• Il fatto è però, che questi denari lo Stato non li possiede, tanto che vengono ostinatamente disinvestiti di da altre attività produttive.
• Il investimento di questi 10 miliardi, crea il ciclo opposto a quello virtuoso degli investimenti, determinando non un mancato incremento, ma una sottrazione dal PIL, ovvero, un indebitamento per effetto della stessa percentuale del 500% che questa volta però, è negativa.
• Il decremento in soldoni è di circa 50 miliardi di euro.
In conclusione la forzatura politica per ottenere 10 miliardi occorrenti alla rendita di posizione comporta tra i due casi esaminati, una differenza sul PIL che si avvicina ai 100 miliardi di euro. Ecco il motivo.
Vincere o perdere per 1- 0
Oltre ai 10 miliardi di euro sottratti alla produzione, si deve aggiungere anche la perdita monetaria che per i due effetti congiunti raddoppia la differenza percentuale sopra indicata. Per rendere più chiara l’idea di guadagnare o perdere 50 miliardi di euro, si può ricorrere all’esempio di perdere o vincere una partita di calcio con un goal. È vero che per una squadra non si possono realizzare entrambi i casi insieme, ma a fine partita nell’uno e nell’altro caso la differenza è doppia.
L’ effetto domino
Senza voler entrare in polemici dettagli, ogni lettore può rendersi conto quale valore è stato sacrificato, per accattivare consensi elettorali, malgrado le gravi conseguenze che l’assegno di cittadinanza comporterà per il nostro Paese.
Non si tratta di voler infierire sullo squarcio di questa ferita aperta, ma ci sono ulteriori conseguenze annesse e connesse che danno inizio al così detto “’effetto domino” sui nostri debiti crescenti e sugli interessi sempre più alti che ogni anno lo Stato paga per il denaro che impegna, senza disporne.
Ritornando al reddito di cittadinanza, è noto che il capitale occorrente verrà prelevato dalle risorse previste dal bilancio dello Stato. Ma se queste risorse non ci sono, il governo, come detto, non ha problemi a reperirle, è sufficiente creare un altro debito che va a sommarsi su quello precedente e sul quale lo Stato ogni anno paga circa 65 miliardi di euro di interessi, e, il gioco è fatto.
Il conto della serva
Sarebbe stato molto meglio che agli Amministratori dello Stato non fossero tagliati i loro compensi a fronte di un risparmio totale di quattro soldi, in cambio di personaggi politici onesti quanto si vuole, ma profondamente incapaci, persino di fare il cosiddetto “conto della serva”.
I macroscopici errori del tipo di quelli del reddito di cittadinanza è il risultato di tanto impegno dei nuovi boiardi di Stato che si ripeteranno, fino a portare il nostro Paese in profonda recessione. Se poi si tratta di una scelta che non potrà essere mantenuta per le contraddizioni economiche che comporta, in questo caso oltre al danno si aggiunge anche la beffa.
La volontà di abbandonare a fondo perduto gli investimenti TAV, pagando oltretutto le dovute penali, è purtroppo, la riprova di quanto ci potremo aspettare. Emanuela Maria Maritato