La ricerca della forma delle cose risale ai tempi delle antiche civiltà dei popoli sumeri, babilonesi, egiziani che dopo avere abolito estetica e bellezza, si sono orientati verso la ricerca delle forme concettuali.
Il termine forma con la sua pluralità di accezioni e derivazioni (si pensi all’aggettivo formale o formoso o ai numerosi usi che la filosofia ne ha fatto di questo termine) ha un’origine particolarmente interessante; infatti, esso, deriva sia dal latino forma che dal greco μορφή (morphé) lemmi quasi sovrapponibili ma che presentano sfumature diverse.
Infatti, il primo trae origine dalla radice sanscrita dhar- che significa tenere, sostenere, da cui deriva anche il termine firmus, per cui forma significherebbe letteralmente “figura stabile”.
La versione greca ha, invece, un’origine più composita, infatti, alla base mor- che esprime il senso del vedere, dell’apparire è stata unita la radice -fé che pare risalire dall’ebraico af, con il significato di faccia, per cui la forma sarebbe la “faccia visibile” della realtà.
Ad esempio nel pensiero moderno il concetto della forma sostanziale viene ammesso solo come “forma del pensiero”.
Fu Kant, che mosse una distinzione preliminare fra materia e forma: materia è il dato dell’esperienza, mutevole, confuso e molteplice, puro oggetto di sensazione, mentre la forma è ciò che permette l’organizzazione ordinata di questo insieme di dati ed è a priori nello spirito, indipendente dalla sensazione dettata dalla conoscenza.
Le forme sono dunque gli elementi organizzanti che portano a percepire la sensazione: le intuizioni spazio-temporali e le categorie dell’intelletto.
La forma è il pensiero stesso che si esplica, volta in volta, nelle sue particolarità: forme diverse di esso sono, per esempio, l’arte e la religione.
lo pensiero dunque è la forma più pura dell’essere ed è legato indissolubilmente alla bellezza come visione (si pensi al latino formositas cioè bellezza), a ciò che colpisce direttamente lo sguardo.
Insomma la forma che percepiamo non è altro che il “colpo d’occhio” del nostro pensiero.
Impulsi.
foto “State of mind: Ephēbeía” by Lara Ferrara