CORONAVIRUS, LO SFOGO DEGLI ESERCENTI ROMANI
Massimo, proprietario di un negozio di casalinghi a Talenti, in via Franco Sacchetti a Roma, si è rivolto al giornale per far luce sul problema che affligge tutti i commercianti cinesi: «Io e Valeria siamo in questo paese da vent’anni, ci siamo integrati bene e ormai ci consideriamo italiani. Sono dispiaciuto per questa situazione perché per noi l’Italia è una seconda casa».
La stampa ha evidenziato casi di insulti insensati e immotivati con epiteti razzisti, esclusione dei cinesi dalla vita sociale e anche aggressioni fisiche.
Molti commercianti cinesi iniziano ad avere grandi difficoltà nel pagare l’affitto e nel pagare i dipendenti.
Anche se l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato il rischio globale come “elevato”, l’etnia non ha nulla a che vedere con il contagio, di conseguenza evitare le attività commerciali cinesi quali ristoranti, parrucchieri, casalinghi… o peggio ancora le persone cinesi, risulta inutile se non offensivo verso coloro che come noi vivono in Italia.
Arianna Calandra