In un’Italia spaventata dalla pandemia Coronavirus la psicosi non riguarda solo la paura del contagio. Si ha paura anche di perdere il lavoro e la stabilità a causa della crisi e delle innumerevoli tasse soprattutto sulle partite Iva. E chi ne risente sono soprattutto i piccoli commercianti. A margine delle ultime discussioni intorno alla flat-tax e il nuovo decreto del gennaio 2019 abbiamo preferito ascoltare il parere di un tecnico del settore: il commercialista romano Fabio Roncaglia che ha uno studio di famiglia attivo da più di quarant’anni a Centocelle. “Io sono qui a fare il commercialista da tantissimi anni, mi ha tramandato l’attività mio padre che era commercialista come me, quindi ho respirato aria relativa ad argomenti di economia da sempre in famiglia”, ci racconta confidenzialmente, e continua “Rispetto alla flat-tax che è una scelta opzionale per il pagamento delle tasse io consiglio sempre di fare il punto della situazione e a seconda dei casi decidere se rientrare in questo regime agevolato perché a volte conviene a volte no, a seconda dei casi.
Il punto debole della flat-tax che apparentemente dovrebbe aiutare nel pagamento della tassazione, è che non si può portare nulla in detrazione: significa se ho moglie a carico, figli a carico non posso portarli in detrazione, così come non posso decurtare spese sanitarie, interventi sugli edifici, ossia tutta la serie di detrazioni che sono invece previste sulla dichiarazione dei redditi. L’unica cosa che viene abbattuta dalla flat-tax sono gli oneri previdenziali e quindi il reddito viene considerato al netto di quell’imposta. Ci sono comunque anche delle agevolazioni sulle aperture delle partite Iva nei primi tre anni di esercizio, e quindi solitamente i primi tre anni conviene accedere alla flat-tax. Quindi io come commercialista quando i clienti si rivolgono e a me cerco di consigliare al meglio per decidere la scelta migliore, ossia se farli approdare al regime di pagamento falt tax oppure no. Perché la flat-tax non salva le piccole Partite Iva, i piccoli commercianti? Sicuramente perché sul piccolo commerciante gravano soprattutto delle spese che sono pesantissime prima di alzare la serranda del negozio: ci sono gli affitti altissimi, le spese Inps, la Tari (nettezza urbana). Facendo due conti in media il piccolo commerciante lavora nove mesi per lo stato e soli tre mesi per sé, per il suo guadagno.
I numeri maggiori nelle chiusure sono riguardanti i bar, i piccoli alimentari, gli artigiani, le edicole, tutto il settore dei servizi. Io che sono qui di Centocelle ho visto chiudere tantissimi piccoli alimentari, e di edicole non ne sono rimaste praticamente quasi nessuna. La mia teoria è che ultimamente si è spostata tutta l’attenzione sulle tasse quando non sono solo quelle a creare il problema, perché tutto il sistema risulta essere fallato e in crisi. Inoltre le piccole attività hanno soprattutto anche un altro grande problema: la concorrenza dei grandi centri commerciali e dei supermercati, soprattutto per quanto riguarda il prezzo di vendita della merce; esiste cioè una concorrenza molto sleale sulla possibilità delle grandi realtà di vendere i prodotti in maniera meno cara delle piccole attività. Credo inoltre che ci sia una volontà demagogica di favorire le grandi imprese perché sono maggiormente gestibili anche e soprattutto rispetto ai controlli del fisco sulla tassazione”.
Riprende questo discorso anche Ilia Mokrari in un altro piccolo momento di confidenza a PaeseRoma, il proprietario del bar Caffè dei Papi in via Vespasiano n 14, vicino piazza Risorgimento. <<Noi come attività abbiamo aperto nel 2009 e abbiamo avuto fin da subito paura di chiudere visto che in quel periodo iniziava la crisi, e siamo stati sul punto critico di chiudere ben tre volte anche se siamo un bar del centro. Gravano su di noi le tasse sempre più pesanti ma anche la concorrenza dei grandi centri commerciali, ed inoltre per noi è un grosso colpo anche la concorrenza dei minimarket dei bangladesh che vendono le bibite a prezzi inferiori a noi che siamo un bar effettivo. E’ molto difficile mantenere l’attività in piedi, ma cerchiamo in tutti i modi di andare avanti e di non abbatterci, sperando sempre in nuovi miglioramenti della situazione generale italiana”.
Liliana Manetti.