«Questo ospedale è frutto di un’azione sinergica tra realtà diverse con un comune intento. Salvare e curare vite umane. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla fase di progettazione, realizzazione e di allestimento del presidio medico avanzato alla Fiera, a partire dall’Associazione Nazionale Alpini, da EMERGENCY, dal contingente russo e da tutti i volontari, comprese molte imprese artigiane bergamasche. Credo che questa vera e propria impresa rimarrà nella storia di questa città e della sua gente orgogliosa, laboriosa e generosa. Ora si apre una nuova fase. Sotto la nostra direzione sanitaria, i professionisti e i volontari che presteranno servizio qui saranno in grado di riprodurre lo sforzo che il Papa Giovanni e i suoi operatori stanno mettendo in campo da ormai un mese e mezzo per fronteggiare l’emergenza sanitaria», così ha dichiarato Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII. Lunedi 6 aprile, inizia quindi la fase operativa del presidio ospedaliero alla Fiera di Bergamo, col trasferimento dei primi quattro pazienti affetti da covid-19 dalle degenze del Papa Giovanni XXIII da cui dipende la nuova struttura dove sono stati presi in cura dallo staff presente al Presidio Medico Avanzato, in particolare dai sanitari russi, che coopereranno con lo staff medico e sanitario di Emergency.
Nei prossimi giorni il personale di Emergency composto da 34 operatori ovvero: 10 medici, 14 infermieri, 4 fisioterapisti, 4 OSS, 1 tecnico di laboratorio, 1 tecnico di radiologia, inizierà a gestire il modulo da 12 posti letto di terapia intensiva. Come dichiarato da Rossella Miccio, presidente di Emergency: «Siamo molto orgogliosi di aver contribuito alla progettazione e all’organizzazione sanitaria di quest’ospedale, mettendo in campo la nostra esperienza maturata in Sierra Leone durante l’epidemia di Ebola . Abbiamo lavorato per rendere ogni area compartimentata, nel creare luoghi di vestizione/svestizione in modo ben definito, rendere il movimento delle persone pensato e studiato in anticipo. Abbiamo richiamato il nostro personale medico e sanitario che lavorava all’estero per l’emergenza: dall’Uganda al Sudan, dall’Afghanistan all’Iraq, a partire da oggi saremo impegnati qui in prima linea per curare, come sempre, chiunque ne abbia bisogno». Un ulteriore modulo da 8 posti di terapia subintensiva sarà affidato al personale militare russo composto da: 8 medici rianimatori e 8 infermieri specializzati, mentre un ulteriore modulo di 20 posti letto di degenza ordinaria Covid – dedicato a pazienti meno critici, sarà invece operativo grazie a 12 medici e 31 infermieri, oltre ad altro personale tecnico e di supporto reclutati dal Papa Giovanni XXIII grazie ai bandi di reclutamento della Regione Lombardia e della Protezione civile e all’adesione dei volontari dell’ANA Associazione nazionale Alpini. In totale si prevede nella fase di avvio di attivare 40 posti letto.
L’Ospedale è stato organizzato e realizzato dall’Associazione Nazionale Alpini in tempi da record e in soli 7 giorni, grazie al personale della Sanità Alpina, che gestisce l’Ospedale da campo Ana, e della Protezione Civile Ana. La rapidità ed il successo dell’operazione sono stati garantiti dall’impegno di circa 500 volontari, coordinati dall’Associazione Nazionale Alpini: tra questi circa 300 volontari, tra artigiani bergamaschi (carpentieri, elettricisti, cartongessisti, idraulici e imbianchini), 150 volontari della Sanità Alpina e 40 della logistica della Protezione Civile Ana. Fondamentale è stato poi il generoso e tangibile supporto di numerosissimi donatori, sia a livello locale sia nazionale. Per il prosieguo della gestione dell’Ospedale, la Sanità Alpina utilizzerà a turno 150 volontari in ambito sanitario e circa 40 volontari della Protezione Civile Ana che garantiranno la logistica, finché l’Ospedale resterà in funzione. Il servizio di sicurezza sarà assicurato, a turno, da 30 volontari certificati delle Squadre dell’Antincendio Boschivo Ana. Come ha commentato il presidente nazionale dell’Ana, ing. Sebastiano Favero: « L’Associazione Nazionale Alpini ha risposto ancora una volta alla richiesta di aiuto che veniva dal territorio e l’ha fatto con la disponibilità e l’efficienza che da sempre la contraddistinguono. Questo è stato reso possibile dalla disponibilità permanente di personale alpino preparato e qualificato: un patrimonio di inestimabile valore per la nostra società, che rischia però di essere disperso in un futuro non troppo lontano se non saranno messi in atto progetti che coinvolgano obbligatoriamente i giovani in un servizio al Paese».
Foto ©archivio ANA