«Il made in Italy va tutelato prima che sia troppo tardi: l’agricoltura e il turismo sono due dei tanti pilastri dell’identità, del benessere e della bellezza italiana. Attendiamo le decisioni del governo per riorganizzare la vita sociale, i servizi, le attività e la riapertura dei nostri territori all’enoturismo, nel rispetto delle misure di tutela della salute pubblica. Nell’ottica del rilancio crediamo che poter detrarre le spese di viaggio e soggiorno, debitamente documentate, così come facciamo per le spese mediche incentiverebbe l’enoturismo e darebbe un contributo importante di solidarietà economica alla filiera e alle economie dei territori. Il provvedimento dovrebbe affiancare le iniziative del Governo per sostenere l’economia e le imprese.”, così ha dichiarato Floriano Zambon, Presidente di Città del Vino. Nata nel 1987, l’anno dopo lo scandalo del vino al metanolo, da una geniale intuizione di 39 sindaci che si riunirono nella città di Siena, per dare vita all’Associazione Nazionale Città del Vino, con lo scopo di rappresentare il ricco mosaico del vigneto Italia, con piccoli e grandi comuni da nord a sud, già noti nel firmamento enologico. Per menzionarne solo alcuni: Alba, Asti, Barbaresco, Barile, Barolo, Buonconvento, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Diano d’Alba, Dogliani, Monforte, Montalcino, Montecarotto, Montefalco, Montescudaio, Nizza Monferrato, Ovada, Pramaggiore, Radda in Chianti, e molti altri ancora. Il Rinascimento del vino italiano è partito quindi da un evento negativo del 1986, che causò non pochi danni al sistema socio economico basato sul vino, oltre a 19 vittime ed alcune infermità permanenti, con lo scopo di rendere sempre più forte il rapporto tra vino e territorio, rapporto questo che ancor oggi , rappresenta l’unicità del vino italiano.
Nel 1998 l’Associazione ha deciso di produrre il Piano Regolatore delle Città del Vino basato su due concetti importanti : il vigneto e lo sviluppo locale. In questo periodo ci troviamo nuovamente in una situazione emergenziale, e mentre aspettiamo le modalità di ripartenza economica e sociale, i 430 sindaci dell’Associazione Nazionale propongono di riaprire al più presto i territori e far ripartire anche l’enoturismo per incentivare una vacanza diversa nei territori del vino. Come dichiarato dal presidente di Città del Vino, Floriano Zambon: «Attendiamo le decisioni del governo per riorganizzare la vita sociale, i servizi, le attività e la riapertura dei nostri territori all’enoturismo, nel rispetto delle misure di tutela della salute pubblica. Nell’ottica del rilancio crediamo che poter detrarre le spese di viaggio e soggiorno, debitamente documentate, così come facciamo per le spese mediche incentiverebbe l’enoturismo e darebbe un contributo importante di solidarietà economica alla filiera e alle economie dei territori. Il provvedimento dovrebbe affiancare le iniziative del Governo per sostenere l’economia e le imprese».
#iobevoitaliano , questo è il messaggio che Città del Vino lancia sul web a sostegno delle aziende vitivinicole, custodi dei nostri territori enoturistici, che in questo periodo stanno vivendo una forte crisi economica e finanziaria, dovuta al ridimensionamento e alla riorganizzazione delle vendite e alla chiusura dei ristoranti e della filiera dell’accoglienza. Questo messaggio #iobevoitaliano, va a sostegno delle aziende vitivinicole e del loro importante contributo indiretto al mantenimento dei paesaggi italiani del vino. A questo invito si aggiunge, come stanno facendo anche altri Comuni, la campagna #iobevoirpino lanciata dagli Ambasciatori delle Città del Vino dell’Irpinia, in provincia di Avellino. Come scriveva lo scrittore, drammaturgo e poeta scozzese Robert Louis Balfour Stevenson : «Il vino è poesia imbottigliata», così anche durante questa emergenza sanitaria, che ci obbligherà a rimanere a casa ancora qualche settimana, l’invito è quello di godere di uno “po’ di poesia” gustando, anche tra le mura domestiche, un buon bicchiere di vino italiano Doc e Docg, e comprare più vino dei nostri territori da piccole e medie cantine di qualità che in questo momento hanno bisogno di un aiuto concreto; aziende vitivinicole che molto spesso offrono accoglienza enoturistica, quindi doppiamente penalizzate dalla crisi legata all’emergenza Covid-19.