“Nella notte fra il 25 e il 26 aprile del 1986, nell’impianto nucleare di Chernobyl fu liberata nell’aria una radioattività cento volte superiore a quella delle bombe americane su Hiroshima e Nagasaki. La nube radioattiva si estese per centinaia di chilometri e si spostò verso l’Europa. Ci vollero più di dieci giorni perché si riuscisse a bloccare la fuga di radiazioni e migliaia di uomini al lavoro. Furono loro le prime vittime del più grande disastro nucleare della storia,ma non furono i soli, ancora oggi si muore a causa di quel disastro edancora oggi non vi sono dati ufficiali di quante sono state complessivamente le vittime accertare ”.
E’ quanto dichiara Piergiorgio Benvenuti, Presidente Nazionale del Movimento Ecologista – Ecoitaliasolidale.
“Nel 2006 dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul Cancro di Lione, si stimo’ che il disastro di Chernobyl causerà, entro il 2065, 16.000 casi di cancro alla tiroide e 25.000 altri tipologie di tumore”.
“Ricordiamo come il successivo incidente di Fukushima dell’ 11 marzo 2011 in Giappone ha purtroppo dimostrato ancora una volta la pericolosità delle centrali, ma altresì che in caso di emergenza le tecnologie sono a tutt’oggi inadeguate a scongiurare disastri -prosegue Benvenuti- come rimangono irrisolti i programmi di
smaltimento delle scorie radioattive e le bonifiche delle zone contaminate a causa degli incidenti nucleari”.
“Di Chernobyl, purtroppo se ne parla nuovamente dal recente 4 aprile, molto meno in Italia essendo la notizia poca apparsa sui media, infatti un incendio di origine probabilmente dolosa si è diffuso velocemente nella stessa zona dell’incidente nucleare. Più di 400 pompieri ci sono voluti per domane le fiamme, che dieci giorni dopo si
è quasi totalmente bloccato grazie ad una forte pioggia”. “L’incendio ha distrutto per sempre molti siti culturali e turistici
della zona come il campo estivo Emerald, e la foresta rossa, uno dei luoghi più contaminati al mondo è bruciata quasi completamente. Gli incendi hanno prodotto tonnellate di cenere radioattiva che si è sparsa con i venti. Secondo l’IRSN (Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare francese), la nube radioattiva generata dagli incendi si è diffusa in tutta Europa, zona del nord Italia compresa”. “L’Italia, e’ bene ricordarlo, con il referendum del giugno 2011 ha
definitivamente fermato il ritorno del nucleare nel nostro Paese –prosegue Benvenuti- ma ancora si attendono le realizzazioni di programmi a vasto raggio geografico di sviluppo delle fonti rinnovabili, che possano rappresentare un sistema-modello per il futuro. Anche di questo dibattito in tema ambientale l’attuale Comunità Europea non se ne preoccupa, con una etereogenità di posizioni dei vari Stati membri sulle energie utilizzate. E’ giunto il
momento di sollecitare posizioni comuni perchè come si è detto da tempo le conseguenze ambientali non hanno confini geografici, come purtroppo non ha avuto confini geografici -conclude Benvenuti- la diffusione del Covid-19″