Germano Celant, classe 1940, è scomparso oggi a Milano. Teorico dell’arte italiana, tra i più noti del secondo dopoguerra, da un paio di mesi ricoverato a Milano, al San Raffaele, nel reparto di terapia intensiva, è deceduto per complicanze dovute alla pandemia del virus cinese Covid-19. Era nato a Genova, ed ironia della sorte, se ne è andato proprio nel giorno del varo del nuovo ponte di Genova, su progetto di Renzo Piano. Reduce da un viaggio negli Stati Uniti, di rientro in Europa. ha manifestato i primi sintomi della malattia, aggravata poi da complicanze dovute al diabete. Allievo di Eugenio Battisti, era noto come il fondatore dell’arte povera, movimento artistico italiano della seconda metà degli anni sessanta del Novecento, al quale aderirono artisti come Boetti, Kounellis, Fabro, Pascali, Paolini, Prini, Pistoletto, Cintoli per menzionarne solo alcuni.
Per Celant l’arte povera rappresentava una corrente artistica volta al recupero della natura come esperienza quotidiana, oltre che alla rivalutazione degli oggetti comuni per la realizzazione di opere d’arte con materiali poveri, per l’appunto, quali ad esempio: legno, stracci, pietra, vetro ect… Ha realizzato mostre in tutto il mondo, al Museo Guggenheim di New York, al Centre Pompideau di Parigi, a Palazzo Grassi a Venezia, ed alla Triennale di Milano in occasione di Expo 2015. Ha collaborato con numerose riviste quali l’Espresso, ed è stato anche Direttore della 47ª Biennale d’Arte di Venezia,oltre che della Fondazione Emilio Vedova a Venezia e della Fondazione Prada a Milano dal 1995 al 2014, mentre dal 2015, fu Soprintendente artistico e scientifico della Fondazione Prada, per la quale ha realizzato e curato oltre quaranta progetti espositivi, a partire dalla personale di Michael Heizer nel 1996 alla retrospettiva dedicata a Jannis Kounellis nel 2019.
I Presidenti di Fondazione Prada, Patrizio Bertelli e Miuccia Prada, lo ricordano così : « Siamo molto addolorati per la perdita di un amico e compagno di viaggio. Germano Celant è stato una delle figure centrali di quel processo di apprendimento e ricerca che l’arte ha rappresentato per noi fin dall’inizio della fondazione. Le tante esperienze e gli intensi scambi che abbiamo condiviso con lui in questi anni hanno contribuito a farci ripensare il significato della cultura nel nostro presente. La curiosità intellettuale, il rispetto per il lavoro degli artisti, la serietà della sua pratica curatoriale sono insegnamenti che riteniamo essenziali per noi e le generazioni più giovani».
Foto ©Archivio Fondazione Prada